Per i cristiani, i poveri non sono sociologia ma la carne di Cristo: il richiamo del
Papa alla Veglia di Pentecoste
Che cos’è la “Chiesa povera e per i poveri” di cui parla Papa Francesco? Nella Veglia
di Pentecoste con i movimenti e le nuove comunità, il Santo Padre si è soffermato
su questo tema, rispondendo proprio ad una domanda su Chiesa e povertà. Nel servizio
di Alessandro Gisotti, riproponiamo alcuni passaggi della risposta del Papa
che ha innanzitutto sottolineato che i poveri per i cristiani non sono “una categoria
sociologica”, ma la “carne di Cristo”:
Quando facciamo
l’elemosina a un povero, lo guardiamo negli occhi, gli tocchiamo la mano o gli gettiamo
la moneta? Papa Francesco ha posto un interrogativo lacerante per la coscienza di
ogni cristiano. Un richiamo senza sconti per sottolineare con forza che la povertà,
per chi si definisce cristiano, non può essere derubricata a “categoria sociologica
o filosofica o culturale”. I poveri sono la carne di Cristo:
"Una Chiesa
povera per i poveri incomincia con l’andare verso la carne di Cristo. Se noi andiamo
verso la carne di Cristo, incominciamo a capire qualcosa, a capire che cosa sia questa
povertà del Signore. E questo non è facile".
Dobbiamo “toccare la carne
di Cristo – ha esortato – prendere su di noi questo dolore per i poveri”. E questo
vale ancora di più in questo momento di crisi. Noi cristiani, ha avvertito il Papa,
“non possiamo preoccuparci soltanto di noi stessi, chiuderci nella solitudine, nello
scoraggiamento”. La Chiesa, ha detto ancora, non deve chiudersi in se stessa:
"Questo
è un pericolo: ci chiudiamo nella parrocchia, con gli amici, nel movimento, con coloro
con i quali pensiamo le stesse cose… ma sapete che cosa succede? Quando la Chiesa
diventa chiusa, si ammala!".
La Chiesa, ha proseguito, “deve uscire da
stessa” e andare “verso le periferie esistenziali, qualsiasi esse siano”. Certo, ha
osservato, quando uno esce di casa e va per strada può succedere un incidente:
"Ma
io vi dico: preferisco mille volte una Chiesa incidentata, incorsa in un incidente,
che una Chiesa ammalata per chiusura! Uscite fuori, uscite!"
Noi, ha poi
constatato con amarezza, viviamo una cultura in cui “quello che non mi serve lo getto
via, la cultura dello scarto”:
"Oggi – questo fa male al cuore dirlo – oggi,
trovare un barbone morto di freddo non è notizia. Oggi è notizia, forse, uno scandalo.
Uno scandalo: ah, quello è notizia! Oggi, pensare che tanti bambini non hanno da mangiare
non è notizia. Questo è grave, questo è grave! Non possiamo restare tranquilli!"
Noi,
ha detto ancora, non possiamo diventare “cristiani inamidati”, “troppo educati”. Cristiani
che “parlano di cose teologiche mentre prendono il tè”. Noi “dobbiamo diventare cristiani
coraggiosi e andare a cercare quelli che sono proprio la carne di Cristo”. Il Papa
ha, infine, preso spunto da un midrash biblico sulla costruzione della Torre
di Babele per denunciare quanto ancora oggi, come migliaia di anni fa, la dignità
di un operaio, di un lavoratore conti meno del denaro:
"Questo succede oggi:
se gli investimenti nelle banche calano un po’… tragedia…come si fa? Ma se muoiono
di fame le persone, se non hanno da mangiare, se non hanno salute, non fa niente!
Questa è la nostra crisi di oggi! E la testimonianza di una Chiesa povera e per i
poveri va contro questa mentalità".