Allarme di "Save the Children": povertà di prospettive per i ragazzi italiani
L’Italia è agli ultimi posti in Europa – dopo Grecia e Bulgaria - per povertà di prospettive
per bambini e adolescenti. A denunciarlo è il dossier “Le paure per il futuro dei
ragazzi e genitori italiani” realizzato da Ipsos per Save the Children, in occasione
del lancio della campagna “Allarme infanzia”. La metà dei genitori intervistati esprime
dubbi sulle opportunità per i figli e il 25% degli adolescenti vede un futuro difficile.
Ne parla Raffaella Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the
Children, al microfono di Elisa Sartarelli:
R. - Molti di
loro sono convinti che il loro futuro sarà peggiore e più difficile di quello dei
genitori. Colpisce, per esempio, una percentuale: quasi un ragazzo su quattro immagina
che il suo futuro lavorativo dovrà essere all’estero e quindi già crede di dover lasciare
il nostro Paese per trovare uno sbocco lavorativo. E anche il dato, che si riferisce
alla crisi attuale, della riduzione di consumi che sono consumi importanti dal punto
di vista educativo: quindi quando si comincia a rinunciare ad andare alla gita scolastica
con i compagni di scuola; quando si rinuncia all’acquisto di libri; quando si rinuncia
alla possibilità di fare attività sportive e ricreative vediamo complessivamente perdersi
tante opportunità proprio per i ragazzi e le ragazze che vivono nelle famiglie più
povere, con più difficoltà.
D. - Ci sono dati allarmanti: quasi un milione
di bambini sotto i sei anni è a rischio povertà…
R. - Purtroppo l’Italia è
uno dei Paesi dove la povertà incide più fortemente proprio sui bambini. Quindi la
povertà minorile necessiterebbe di un intervento specifico, perché la povertà sui
bambini ha degli effetti duplici: riguarda il loro presente e riguarda il loro futuro.
Non possiamo aspettare che finisca la crisi per occuparci di questo enorme problema,
che il nostro Paese vive proprio con una specificità sull’infanzia.
D. - Altro
dato allarmante è che il 18 per cento di ragazzi abbandona la scuola, come pensando
che l’istruzione non garantisca più un lavoro…
R. - E’ un segno anche questo
di sfiducia nel futuro! Invece noi sappiamo che questo è un gravissimo handicap per
il nostro Paese: abbiamo una percentuale di laureati bassa, molto bassa rispetto agli
altri Paesi europei e il fatto che un ragazzo su cinque in pratica si fermi al diploma
di terza media, significa un’enorme perdita di talenti e di opportunità. La dispersione
scolastica, però, come si combatte? Per esempio investendo sulla scuola e noi, invece,
in questi anni abbiamo avuto un fortissimo disinvestimento di risorse nelle scuola.
D.
- Come possiamo restituire ai ragazzi italiani la fiducia nel futuro?
R. -
Io credo con molti atti concreti. Noi abbiamo proposto alcune semplici cose da fare,
anche in un periodo di crisi: intanto aiutare i bambini che sono nelle famiglie più
povere. Si sta sperimentando, in Italia, in alcune città italiane, una carta acquisti
per aiutare proprio nell’acquisto dei beni primari quelle famiglie in povertà estrema.
Vogliamo che questa sperimentazione sia allargata a tutte le famiglie che sono in
condizioni di povertà sul territorio italiano. Poi, appunto, investire nella scuola
e nell’educazione per consentire ai ragazzi - anche se sono in un contesto difficile
e disagiato - di vedere una prospettiva di cambiamento e quindi di investire su stessi
e sul proprio futuro. E poi per i più piccoli, la rete dei servizi di prima infanzia
e qui ci sono delle opportunità concrete: c’è la nuova programmazione dei fondi europei
e l’Italia - purtroppo - non brilla nella spesa di questi fondi, ma sono fondi a disposizione
che possono essere investiti. Noi chiediamo al governo di porre come primo punto di
investimento proprio la costruzione di una rete di servizi per la prima infanzia,
per aiutare i bambini dai 0 ai 3 anni e aiutare anche i loro genitori, le loro mamme,
per un inizio che possa dare fiducia anche nel futuro.