Messa di Pentecoste. Il Papa: no a particolarismi nella Chiesa, affidarsi allo Spirito
Santo
Vincere la paura, rinunciare a schemi e sicurezze, per aprirsi agli orizzonti di Dio.
E dire no a particolarismi, esclusivismi, cammini paralleli che portano divisioni.
Così Papa Francesco nell’omelia della Messa di Pentecoste, celebrata ieri mattina
in una piazza San Pietro gremita dai pellegrini di movimenti, nuove comunità, associazioni,
aggregazioni laicali di tutto il mondo, giunti a Roma in occasione dell’Anno della
Fede. 70 tra cardinali e vescovi e 400 sacerdoti hanno concelebrato la liturgia. Il
servizio di Roberta Gisotti:
Novità, armonia,
missione: tre parole che esprimono l’azione dello Spirito Santo, che “sprigiona il
suo dinamismo irresistibile, con esiti sorprendenti”. Così Papa Francesco riflettendo
sulla “effusione dello Spirito Santo operata da Cristo risorto sulla sua Chiesa”.
“Un evento di grazia che ha riempito il cenacolo di Gerusalemme per espandersi
al mondo intero”.
Gli apostoli nel Cenacolo a Gerusalemme “colpiti nella
mente e nel cuore” da “segni precisi e concreti”, un fragore improvviso dal cielo,
quasi un vento impetuoso e lingue infuocate che si posano su di loro, vengono colmati
di Spirito Santo, cominciano a parlare alla folla, in altre lingue dalla loro, delle
grandi opere di Dio. Tutti fanno un’esperienza nuova. Ma noi siamo pronti a questa
novità?
“La novità ci fa sempre un po’ di paura, perché ci sentiamo più
sicuri se abbiamo tutto sotto controllo, se siamo noi a costruire, a programmare,
a progettare la nostra vita secondo i nostri schemi, le nostre sicurezze, i nostri
gusti”.
“E questo avviene anche con Dio. - ha osservato il Papa - “Lo seguiamo,
lo accogliamo ma fino a un certo punto; ci è difficile abbandonarci a Lui con piena
fiducia, lasciando che sia lo Spirito Santo l’anima, la guida della nostra vita, in
tutte le scelte”:
“Abbiamo paura che Dio ci faccia percorrere strade nuove,
ci faccia uscire dal nostro orizzonte spesso limitato, chiuso, egoista, per aprirci
ai suoi orizzonti”.
Ma “la novità che Dio porta nella nostra vita è ciò
che veramente ci realizza, - ha ricordato Francesco - ciò che ci dona la vera gioia,
la vera serenità, perché Dio ci ama e vuole solo il nostro bene”.
“Non
è la novità per la novità, la ricerca del nuovo per superare la noia, come avviene
spesso nel nostro tempo”.
Da qui l’interrogativo:
“Siamo aperti
alle 'sorprese di Dio'? O ci chiudiamo, con paura, alla novità dello Spirito Santo?
Siamo coraggiosi per andare per le nuove strade che la novità di Dio ci offre o ci
difendiamo, chiusi in strutture caduche che hanno perso la capacità di accoglienza?
Queste domande, ci farà bene, anche, farle durante tutta la giornata".
E
se lo Spirito Santo sembra creare disordine nella Chiesa, portando diversità dei carismi,
dei doni, tutto ciò “sotto la sua azione – ha spiegato il Papa - è una grande ricchezza,
perché lo Spirito Santo è lo Spirito di unità, che non significa uniformità”, ma armonia.
Ma solo lui può operare in tal modo.
“Anche qui, quando siamo noi a voler
fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi,
portiamo la divisione; e quando siamo noi a voler fare l’unità secondo i nostri disegni
umani, finiamo per portare l’uniformità, l’omologazione.”
“Il camminare
insieme, guidati dai pastori, che hanno uno speciale carisma e ministero, è un segno
dell’azione dello Spirito Santo”, ha ricordato Francesco ai fedeli dei movimenti e
associazioni e comunità di tutto il mondo.
“E’ la Chiesa che mi porta Cristo
e mi porta a Cristo; i cammini paralleli sono tanto pericolosi!”.
Quindi
il monito: “Non ci si avventura oltre la dottrina e la Comunità ecclesiale”.
“Chiediamoci
allora: sono aperto all’armonia dello Spirito Santo, superando ogni esclusivismo?
Mi faccio guidare da Lui vivendo nella Chiesa e con la Chiesa?”.
E, lo
Spirito Santo è anche “l’anima della missione”:
“Lo Spirito Santo ci fa
entrare nel mistero del Dio vivente e ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica
e di una Chiesa autoreferenziale, chiusa nel suo recinto”.
“La Pentecoste
del Cenacolodi Gerusalemme è l’inizio, un inizio che si prolunga”, ha concluso
Francesco con un ultima domanda:
“Chiediamoci se abbiamo la tendenza di
chiuderci in noi stessi, nel nostro gruppo, o se lasciamo che lo Spirito Santo ci
apra alla missione. Ricordiamo, oggi, queste tre parole: novità, armonia, missione".