2013-05-19 09:26:14

La “Festa dei popoli” a Roma: quest’anno coincide con la Pentecoste


A Roma la “Festa dei Popoli”, manifestazione alla quale hanno preso parte numerose comunità etniche presenti nella Capitale, che quest’anno ha coinciso con la Pentecoste. La festa, organizzata dai missionari Scalabrini, dall’ufficio Migrantes di Roma, dalla Caritas diocesana e dalle comunità etniche della Capitale, è stata ospitata per tutta la giornata nel piazzale antistante San Giovanni in Laterano. Al microfono di Elisa Sartarelli, padre Gaetano Saracino, missionario scalabrino, ci parla della “Festa dei popoli”.RealAudioMP3

R. – E’ nata 22 anni fa per l’incontro delle comunità etniche presenti qui a Roma, organizzate in centri pastorali o associazioni. Nasce in seno alla comunità cattolica di Roma, per la vitalità del carisma dei missionari scalabriniani, condiviso dalla diocesi sin dal 1999 con l’Ufficio Migrantes ed esteso pertanto a tutte le comunità che fanno capo alla diocesi, viventi qui a Roma non nate a Roma. Tuttavia, la festa è diventata, e non poteva essere altrimenti, una festa della città, delle comunità etniche presenti in tutta la città di Roma. Avremo quindi in piazza oltre 150 etnie, che vivono nella nostra città. Per loro e con loro è realizzata la Festa dei Popoli, dalle 9 del mattino alle 9 della sera.

D. – Che significato ha il tema di quest’anno “Incontro che cambia”?

R. – Cambiare. In 22 anni sarebbe anche giusto che la festa si evolvesse e cambiasse. E’ nata come una messa in rete di alcune piccole comunità - eravamo 300 persone alla prima edizione - e si è sviluppata come una festa che andava ad invitare le persone, diventando essa stessa il luogo delle reti fra gli immigrati, delle situazioni che si occupano degli immigrati. A cambiare, però, non è solo la festa: cambia anche chi viene alla festa. Questo è bello, soprattutto perché, nella solennità della Pentecoste, a cambiare non è certo lo Spirito Santo, ma coloro che lo ricevono. Di Pentecoste, nella Festa dei Popoli, ce n’è davvero tanta.

D. – Quest’anno alle coreografie previste parteciperanno anche dei bambini...

R. – Inevitabile anche questo. Stanno arrivando le seconde generazioni. Chi non se n’è accorto? Sui bambini nati qua, se ne fa un dibattito politico, che lasciamo a quelle sedi. Tuttavia queste presenze sono qui e dicono la loro. Parlano romanesco, ma parlano anche la lingua dei loro genitori. Vivono la cultura dei loro genitori e quindi si esprimono, ad esempio, con il folklore dei loro genitori. Vedremo filippini di seconda generazione esprimersi, vedremo indonesiani esprimersi in un balletto sul sagrato, allestito proprio per il momento folklorico del pomeriggio, dalle 15 sino alle ore 20. Tuttavia, vedremo anche una scuola di Roma, del quartiere Talenti, che ha dei ragazzi che non sono nati a Roma, ma che vanno a scuola con i nostri figli e che hanno messo su un’orchestra. In quest’orchestra ci sono filippini ed altro e suoneranno per la nostra città. La Festa dei Popoli, dunque, sta davvero cambiando: non solo è rivolta agli immigrati, ma è rivolta anche agli autoctoni, tra i quali ci sono gli immigrati.

D. – Ci sono anche delle novità relative ai nuovi media, come YouTube...

R. – Abbiamo un canale Youtube, che tutto il giorno trasmetterà l’evento: un live streaming, così lo chiamano i tecnici. Il canale è Giovanni Battista Scalabrini. Lì si trova la rassegna della Festa che, com’è noto, si vede in tutto il pianeta, perché è in rete, in Internet. Dove c’è un accesso si può stare a Piazza San Giovanni. La Festa si evolve anche con gli strumenti di comunicazione.







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