2013-05-19 12:47:04

Dalla “Pacem in terris” di 50 anni fa: un appello più che attuale


La Pacem in terris, di cui quest’anno ricorre il 50mo anniversario della pubblicazione, ha rappresentato una risposta al bisogno di pace presente nell’animo umano. È una delle riflessioni emerse al convegno che si è svolto sabato nella sede della rivista “La Civiltà cattolica”. Al microfono di Davide Maggiore, il prof. Roberto Morozzo della Rocca, docente di Storia contemporanea all’università di Roma Tre, si è soffermato sugli elementi di attualità di questa enciclica:RealAudioMP3

R. – Ci sono anche oggi i segni dei tempi. Papa Giovanni intendeva i segni dei tempi come elementi di speranza nella Storia, e anche oggi ci sono elementi di speranza. La speranza è il fondamento della nostra vita cristiana. Oggi i segni dei tempi potrebbero essere l’unificazione del mondo, potrebbero essere le tante persone di buona volontà che anche oggi operano …

D. – Il riferimento alle persone di buona volontà è un altro dei punti storici della Pacem in terris: è la prima volta che un Pontefice si rivolge anche agli uomini di buona volontà …

R. – Si, esattamente. E’ l’enciclica più famosa del Novecento e più diffusa in tutto il mondo, proprio perché ha questa apertura universale: non si rivolge solo ai cattolici ma si rivolge a tutti gli uomini di buona volontà, quindi a tutta l’umanità.

D. – Qual è il significato e la portata storica di questo appello?

R. – E’ l’appello alla collaborazione per dei buoni fini. Di fronte ai problemi della guerra, che erano quelli che affrontava Giovanni XXIII nell’enciclica, c’era il problema di collaborare tra persone di cultura, di origine, di ideologie differenti. Quindi, l’appello agli uomini di buona volontà è l’appello ad una collaborazione per fini comuni per il bene comune.

D. – La lettera enciclica Pacem in terris è anche un invito a scoprire la comune umanità. Attraverso quali strumenti credenti e non credenti possono fare questo?

R. – Io credo che Papa Giovanni intendesse la comune umanità impegnata per il bene comune, cioè ciò che univa e non ciò che divideva. Gli strumenti sono il dialogo, il colloquio, l’incontro … Non sono i momenti della politica formale, ma sono soprattutto l’incontro umano intorno a ciò che unisce, secondo la famosa espressione: bisogna cercare ciò che unisce e non ciò che divide.

D. – Elemento importantissimo della Pacem in terris è quello che potremmo definire dell’ineluttabilità della pace, del vedere la pace come il destino comune dell’umanità …

R. – Papa Giovanni aveva una visione ottimista della Storia, e quindi vedeva che la storia muoveva verso un ordine positivo – per grazia del Signore, evidentemente. Quindi lui immaginava un’umanità che andasse verso la pace, che è il primo bene che noi possediamo.

Ultimo aggiornamento: 20 maggio







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