Papa Francesco: il problema non è essere peccatori, ma non lasciarsi trasformare dall'amore
di Cristo
Il problema non è essere peccatori, il problema è non lasciarsi trasformare nell'amore
dall’incontro con Cristo: è questo, in sintesi, quanto ha detto il Papa nell’omelia
presieduta a Santa Marta. Hanno partecipato alla celebrazione alcuni dipendenti dei
Musei Vaticani. Il servizio di Sergio Centofanti:
Al centro dell’omelia,
il Vangelo odierno in cui Gesù risorto per tre volte chiede a Pietro se lo ama. “E’
un dialogo d’amore, fra il Signore e il suo discepolo”, spiega Papa Francesco che
ripercorre la storia degli incontri di Pietro con Gesù: da quel primo “Seguimi” al
nome nuovo “Ti chiamerai Cefa, Pietra”, ovvero la sua missione e – sottolinea - anche
se “Pietro non aveva capito niente … la missione c’era”. Poi, quando Pietro lo riconosce
come il Cristo e subito dopo dice no alla via della croce, con Gesù che risponde:
“Allontanati, Satana!” e “lui accetta questa umiliazione”. Pietro – afferma il Papa
– spesso “credeva di essere uno bravo”, nel Getsemani è “focoso” e “prende la spada”
per difendere Gesù, ma poi lo rinnega tre volte. E quando Gesù lo fissa con quello
sguardo “tanto bello” - nota il Papa - Pietro piange. “Gesù in questi incontri va
come maturando l’anima di Pietro, il cuore di Pietro”, lo matura nell’amore. Così
Pietro quando sente che Gesù per tre volte gli chiede: “Simone, figlio di Giovanni,
mi vuoi bene?”, si vergogna, perché si ricorda di quando per tre volte ha detto di
non conoscerlo:
“Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse
‘Mi vuoi bene?'. Questo dolore, questa vergogna … Un uomo grande, questo Pietro ...
peccatore, peccatore. Ma il Signore gli fa sentire, a lui e anche a noi, che tutti
siamo peccatori. Il problema non è essere peccatori: il problema è non pentirsi del
peccato, non avere vergogna di quello che abbiamo fatto. Quello è il problema. E Pietro
ha questa vergogna, questa umiltà, no? Il peccato, il peccato di Pietro, è un fatto
che con il cuore grande che aveva Pietro, lo porta ad un incontro nuovo con Gesù,
alla gioia del perdono”.
Il Signore non abbandona la sua promessa, quando
gli aveva detto “Tu sei pietra”, e ora gli dice: “Pasci il mio gregge” e “consegna
il suo gregge ad un peccatore”:
“Ma Pietro era peccatore, ma non corrotto,
eh? Peccatori, sì, tutti: corrotti, no. Una volta ho saputo di un prete, un buon parroco
che lavorava bene; è stato nominato vescovo, e lui aveva vergogna perché non si sentiva
degno, aveva un tormento spirituale. E se n’è andato dal confessore. Il confessore
lo ha sentito e gli ha detto: ‘Ma non ti spaventare. Se con quella grossa che ha fatto
Pietro, lo hanno fatto Papa, tu vai avanti!’. E’ che il Signore è così. Il Signore
è così. Il Signore ci fa maturare con tanti incontri con Lui, anche con le nostre
debolezze, quando le riconosciamo, con i nostri peccati …”.
Pietro “si
è lasciato proprio modellare” dai “tanti incontri con Gesù” e questo - afferma il
Papa – “serve a tutti noi, perché noi siamo sulla stessa strada”. “Pietro è un grande”
– ribadisce – non “perché sia uno bravo” ma perché “è un nobile, ha un cuore nobile,
e questa nobiltà lo porta al pianto, lo porta a questo dolore, a questa vergogna e
anche a prendere il suo lavoro di pascere il gregge”:
“Chiediamo al Signore,
oggi, che questo esempio della vita di un uomo che si incontra continuamente con il
Signore e il Signore lo purifica, lo fa più maturo con questi incontri, ci aiuti a
noi ad andare avanti, cercando il Signore e incontrandolo, facendo un incontro con
Lui. Ma più di questo è importante lasciarci incontrare dal Signore: Lui sempre ci
cerca, Lui è sempre vicino a noi. Ma tante volte, noi guardiamo dall’altra parte perché
non abbiamo voglia di parlare con il Signore o di lasciarci incontrare con il Signore.
Incontrare il Signore, ma più importante è lasciarci incontrare dal Signore: questa
è una grazia. Ecco la grazia che ci insegna Pietro. Chiediamo oggi questa grazia.
Così sia”.