Flavio Felice: il Papa ci esorta a relativizzare il denaro per il bene della persona
“Il denaro deve servire, non governare”: è uno dei passaggi forti del discorso che
il Papa ha rivolto a un gruppo di nuovi ambasciatori. Un intervento che, assieme a
quello rivolto sempre ieri alla Caritas Internationalis, ha offerto numerosi
spunti di riflessione sul magistero sociale della Chiesa. Papa Francesco ha anche
evidenziato che l’etica dà fastidio, perché relativizza il denaro. Proprio da quest’ultima
riflessione, muove il ragionamento dell’economista della Lateranense, Flavio Felice,
intervistato da Alessandro Gisotti:
R. – Mi sembra
che sia il tema fondamentale, oltretutto, della prospettiva antropologica cristiana.
In questo caso è il denaro che relativizza l’uomo. Di conseguenza, il cristianesimo,
che pone al centro l’uomo, relativizza tutto ciò che può minacciare la dignità della
persona umana. Questo è un tema fondamentale. Si pensi a quanto il cristianesimo abbia
contribuito nella storia a relativizzare gli assoluti terrestri, il faraone:
il cristianesimo “ammazza lo spirito faraonico”, diceva lo storico Guglielmo Ferrero.
Il cristianesimo ha dato questo grande contributo alla storia delle idee e delle istituzioni
e Bergoglio, nell’affermare che l’etica richiama e relativizza il denaro, si colloca
esattamente in questa scia e ci dice che al centro c’è la persona.
D. - Papa
Francesco in un altro passaggio quasi con la forza di un Padre della Chiesa ha detto
anche: "non condividere i beni con i poveri è come derubarli"…
R. – Questo
probabilmente è uno dei passaggi più forti, non solo dei due discorsi di ieri, ma
del suo Pontificato, benché breve. Affermare che non condividere significa derubare
significa che la natura ci offre beni che dobbiamo necessariamente condividere per
essere pienamente umani. Può essere non condiviso da chi ovviamente si riconosce in
un’altra antropologia ma se siamo figli di Dio siamo fratelli tra di noi e tra fratelli
si condivide! La condivisione è allora un modo per essere se stessi, per migliorare
la propria condizione sulla terra. E’ un modo, in definitiva, per essere più uomo.
D.
– Parlando alla Caritas internationalis il Papa ha affermato: la crisi non
è solo economica, anzi a dire il vero, è culturale, antropologica…
R. - Ci
dice Papa Francesco che in realtà sono le scelte degli uomini che fanno le leggi del
mercato, che non sono leggi per tutta la realtà dell’uomo ma sono leggi che hanno
a che fare con una particolare dimensione. Fare di questa particolare dimensione la
dimensione dell’umanità, dell’uomo a tutto tondo, è un errore ma è un errore soprattutto
economico, perché il mercato non ha bisogno di persone che, ad ogni costo e ad ogni
prezzo, perseguono i propri obiettivi a scapito di altri. Il mercato ha bisogno di
persone oneste.
D. - Si vede che questo Papa ha toccato con mano il dramma
della povertà, in particolare nel suo Paese in Argentina, dopo la gravissima crisi
economica del 2001…
R. – Sì, è una crisi che ha coinvolto l’Argentina, che
lentamente si sta riprendendo. Quindi possiamo dire che è anche un dono che ci fa
Papa Francesco: quello di offrirci una pastorale sociale al massimo livello, che è
la pastorale sociale del Papa, con l’esperienza di un uomo che ha conosciuto il dramma
di quella crisi. Possiamo dire che in questo Papa Francesco è in continuità con gli
altri Papi ma, nello stesso tempo, ci "mette del suo" grazie appunto alla sua esperienza.