Ricerca Usa sulle staminali. Pessina: si genera un essere umano per distruggerlo e
ricavare le cellule
Dura condanna dei vescovi degli Stati Uniti ad ogni forma di clonazione umana. La
presa di posizione segue la pubblicazione, sulla rivista Cell, di un metodo,
messo a punto in Oregon, di un processo di clonazione, analogo a quello attuato per
far nascere la pecora Dolly, per ottenere staminali embrionali da cellule
della pelle. Il cardinale Sean O’Malley, Presidente della Commissione per le attività
pro-vita della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, ha ribadito che “Un progresso
tecnico nella clonazione di esseri umani non è un progresso per l’umanità, ma il suo
esatto contrario”. “Siamo" anche “al paradosso in cui si genera un essere umano e
lo si distrugge per prelevargli le cellule”, sottolinea il direttore del Centro di
bioetica della Cattolica di Milano, Adriano Pessina. Massimiliano Menichetti ha
intervistato lo stesso prof. Adriano Pessina:
R. – Leggendo
l’articolo, per essere molto semplici, è lo stesso metodo, molto simile, usato per
la pecora Dolly. Come sappiamo, si fa questo procedimento che è quello di prelevare
una cellula uovo, si toglie il nucleo, poi si prende una cellula che viene in qualche
modo elaborata in modo tale che risulti essere capace di essere così potente, la si
mette nel nucleo, la si stimola e si forma un embrione che ai tempi era un embrione
di pecora; allora, l’embrione di pecora venne trasferito nell’utero della pecora e
nacque Dolly. La metodica è la stessa.
D. – In questo caso, dunque,
si parla di persone?
R. - Questo esperimento genera un essere umano allo stadio
embrionale, anzi a uno stadio di blastocisti. Per essere chiari: se noi prendessimo
questa blastocisti così formata e la mettessimo nel grembo materno si svilupperebbe
e nascerebbe un bambino. La metodica qui presentata ottiene, invece, che una volta
formata la blastocisti, questa, di fatto, viene distrutta per ricavare quelle cellule
staminali che, un domani, in teoria, serviranno per la ricerca terapeutica.
D.
– C’è anche un intervento particolare che viene fatto sugli ovociti, quindi sulla
donna?
R. – La cosa anche tanto importante da notare è che da quello che si
evince dall’articolo, per ottenere questo risultato - perché finora non si è mai riuscito
a clonare un essere umano - si è fatta un’operazione molto attenta sugli ovociti e
quindi si è intervenuto sulle donne che dovevano donare gli ovociti in modo da poter
avere ovociti che siano immaturi.
D. – Perché questo?
R. – Da quello
che io posso capire, questo serve perché finora gli esperimenti che sono stati fatti
mettevano in luce che l’embrione umano dopo poco tempo moriva, mentre qui ci troviamo
di fronte a una situazione per cui c’è una stabilizzazione dello sviluppo embrionale
che arriva fino al punto della blastocisti. Se si legge l’articolo e si vedono le
fotografie, credo che sia chiaro che qui non si creano semplicemente cellule, ma si
crea un organismo della specie umana, cioè un essere umano e poi si ricavano le cellule
staminali.
D. - Quindi da condannare assolutamente dal punto di vista morale,
umano?
R. – Assolutamente sì. Tra l’altro questo sarebbe assolutamente impossibile
in Europa perché la convenzione di Oviedo vieta totalmente la creazione di embrioni
a scopo di ricerca scientifica. L’equivoco è che si chiama “clonazione terapeutica”.
Per ora è semplicemente la clonazione di un essere umano e poi la sua distruzione
per ottenere le cellule staminali perché per ora di terapeutico non c’è assolutamente
nulla. C’è una assoluta violazione del significato e del valore del generare gli esseri
umani. Il paradosso è che si genera un essere umano per poi distruggerlo e ricavare
le cellule.
D. – Di nuovo sulla stampa rimbalzano le notizie sulle "staminali
dalla pelle per curare malattie degenerative”, quando l’evidenza scientifica in realtà
è da un’altra parte?
R. – Non solo l’evidenza scientifica è da un’altra parte,
ma l’informazione così è assolutamente scorretta perché le cellule della pelle sono
servite in realtà per poi determinare l’origine di un essere umano allo stato embrionale.
Io credo che una delle cose fondamentali sia quella della correttezza dell’informazione,
perché la valutazione morale richiede innanzitutto una descrizione, la più esatta
possibile, anche il più facilmente percepibile dall’opinione pubblica.
D. –
Qual è il limite per la ricerca?
R. – Il limite intrinseco per la ricerca è
che perché la ricerca venga fatta per il bene dell’uomo la prima questione fondamentale
è che bisogna rispettare quell’uomo per cui si fa ricerca e quest’uomo lo si rispetta
fin dall’origine, lo si rispetta in tutte le sue condizioni. In fondo, la Dichiarazione
universale dei diritti dell’uomo è nata nel momento in cui ci si è accorti che si
poteva fare scempio della condizione umana, scempio degli uomini, che si potevano
utilizzare anche come cavie. Questo vale anche quando l’uomo in qualche modo sembra
scomparire all’occhio visibile perché è visibile solo attraverso il microscopio. Credo
sia importante che anche la comunità scientifica prenda posizione intorno a questo
tipo di sperimentazioni.