2013-05-16 15:49:00

Il 16 maggio 1954 moriva Vladimir Ghika, presto Beato a Bucarest


Ricorreva ierii l’anniversario della scomparsa di Vladimir Ghika, il sacerdote romeno vissuto da santo e morto da martire, spentosi nel 1954 nel carcere politico di Jilava, vicino Bucarest, dove sarà Beatificato il prossimo 31 agosto. La sua storia nel servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

Aveva 80 anni Vladimir Ghika quando è morto in carcere, accusato di spionaggio nell’interesse del Vaticano, condannato dal regime comunista a tre anni di prigionia per alto tradimento. “Da principe a mendicante di amore per Cristo”, così Anca Martinas, collega della Radio Vaticana che ne ha curato la biografia, riassume la vita di quest’uomo ecclettico, nato nel 1873 a Costantinopoli, l’odierna Istanbul, dove il padre era ambasciatore della Romania. Il giovane Vladimir, di religione ortodossa, nipote dell’ultimo principe della Moldavia, destinato alla carriera diplomatica, compie i suoi studi in Francia, a Tolosa, poi a Parigi dove segue corsi di medicina, botanica, arte, lettere, filosofia, storia e diritto. Approda quindi a Roma, dove consegue il dottorato in teologia nel Collegio San Tommaso, futura Università Pontificia Angelicum, maturando nel 1902 la decisione di entrare nella Chiesa cattolica, sempre impegnandosi nel suo apostolato laico e sacerdotale per l’unità dei cristiani.

Rinuncia ad ogni agio e privilegio per vivere nella carità da povero con i poveri. Inizia il suo peregrinare per il mondo, arriva a parlare 22 lingue, mite nella parola tenace nella preghiera, accanto soprattutto ai giovani e ancor più ai lontani da Dio, la più grande povertà, malattia e calamità che possa capitare nella vita di una persona. A 50 anni Vladimir è sacerdote, una decisione rimandata per non arrecare dolore alla mamma che mai aveva accettato la sua scelta di diventare cattolico. Rientrato nel 1939 nel suo Paese natale, vi resterà fino alla morte, coinvolto prima negli eventi bellici e poi nelle tristi vicende del regime comunista, torturato e vessato in carcere, rende l’anima a Dio il 16 maggio 1954. La sorte volle che intorno a lui, nell’infermeria del carcere, vi fossero un prete ortodosso, un pastore protestante, un giovane ebreo e un imam tartaro, a coronare il suo desiderio di un solo gregge ed un solo pastore.

Ultimo aggiornamento: 17 maggio







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