Papa Francesco: i cristiani d'Oriente e Occidente per la diffusione del messaggio
di salvezza
Il Papa “porge il Suo fraterno saluto a Sua Santità Bartolomeo I” in un messaggio
a firma del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, indirizzato
all’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola. L’occasione è data dalla visita
a Milano del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, nel contesto delle
celebrazioni per il 1700.mo anniversario della firma dell’Editto di Costantino, che
diede il via alla libertà religiosa. Il Pontefice si congratula anche con la Chiesa
ambrosiana, con le autorità civili e con la città di Milano per “il rilievo dato alla
memoria della storica decisione, che, decretando la libertà religiosa per i cristiani,
aprì nuove strade al Vangelo e contribuì in maniera decisiva alla nascita della civiltà
europea”. “Papa Francesco – prosegue il messaggio – auspica che, oggi come allora,
la comune testimonianza dei cristiani di Oriente e Occidente, sorretta dallo Spirito
del Risorto, concorra alla diffusione del messaggio di salvezza in Europa e nel mondo
intero e che, grazie alla lungimiranza delle autorità civili, sia ovunque rispettato
il diritto all’espressione pubblica della propria fede e sia accolto senza pregiudizi
il contributo che il cristianesimo continua ad offrire alla cultura e alla società
del nostro tempo”.
E con la preghiera ortodossa in lingua greca nella chiesa
di Santa Maria in Podone, è entrata nel vivo oggi la visita a Milano del Patriarca
ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, momento culminante delle celebrazioni per
il 1700.mo anniversario della firma dell’Editto di Milano. Dal capoluogo lombardo,
il servizio di Fabio Brenna:
La chiesa di
Santa Maria in Podone è una delle più antiche di Milano, concessa in uso dalla diocesi
alla comunità greco-ortodossa. Qui, il Patriarca Bartolomeo I – che è punto di riferimento
dell’unità ecclesiastica ortodossa ed è giudice delegato per ogni eventuale dissenso
tra tutti i primati e vescovi ortodossi – ha dato vita a un intenso momento ecumenico
con il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che ha voluto sottolineare
il valore della visita per l’intera comunità civile:
“Documentare a tutti
come l’ecumenismo, che è nato 100 anni fa in maniera esplicita, su spinta missionaria,
sia una grande condizione di aiuto al formarsi della vita buona in quella società
plurale di cui spesso parliamo e la faticosità del cui avvento è sotto gli occhi di
tutti”.
Arrivando a Milano, il Patriarca Bartolomeo ha osservato come l’anniversario
dell’Editto di Milano sia principalmente una “responsabilità di noi guide spirituali,
davanti all’umanità e al mondo; è l’annuncio o il ri-annuncio della verità, che la
nostra fede è viva e non una macchinazione ideologica ed una teoria umana; non è un
“cibo e bevanda consumati”, ma è vita”.
Questo pomeriggio Palazzo Reale ospita
il secondo momento della visita, la lectio magistralis a due voci, fra il Patriarca
Bartolomeo e il cardinale Scola. Si svilupperà un dialogo a partire dalla frase testo
dell’evangelista Giovanni “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. La loro
riflessione tratterà del significato, nelle società contemporanee plurali e meticcie,
del tema della libertà religiosa che proprio nell’Editto firmato a Milano dagli imperatori
Costantino e Licinio nel 313 d.C. ebbe il primo tentativo di riconoscimento.
Terzo
e ultimo appuntamento domani, nella Basilica di Sant’Ambrogio: una preghiera ecumenica
nel corso della quale il Patriarca e il cardinale Scola commenteranno i testi scelti
per la liturgia della Parola tratti dal Nuovo Testamento.
Sulla presenza
nel capoluogo lombardo del Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, Luca Collodi
ha intervistato il capo della Chiesa ambrosiana, il cardinale Angelo Scola:
R. – Sua santità
Bartolomeo ha fatto a Milano, e non solo a Milano, un grande dono, passando questi
tre giorni, carichi di gesti differenti, perché vogliamo insieme mostrare due cose:
il contributo che una libertà religiosa effettivamente rispettata a tutte le latitudini
consente ai cristiani di dare alla società e, secondo, ridefinire in maniera positiva
la cosiddetta “aconfessionalità” dello Stato, così che i cristiani possano trovare
un nuovo rapporto con i poteri costituiti, libero da ogni ingerenza e nello stesso
tempo costruttivo per il bene di tutti.
D. – Gli Stati oggi sembrano difendere
la libertà religiosa ma di fatto – ad esempio con leggi che attaccano la vita – sembrano
andare esattamente in senso opposto…
R. – Nelle società plurali c’è talora
una malintesa idea di laicità dello Stato. Anche qui però ci sono molte differenze.
La Costituzione italiana, per esempio, è molto più positiva e diversa dalla laicità
alla francese, che rimonta alla rivoluzione. Qui, ciò che non si vede e che si teme
– in forza di un concetto sbagliato di laicità e di aconfessionalità – è che la proposta
religiosa possa in qualche modo limitare i diritti altrui. Parlando da cristiano:
che la fede dica all’uomo chi è evidentemente diventa cultura. Il Figlio di Dio si
è incarnato per accompagnare gli uomini nel concreto della vita, dentro il problema
degli affetti, del lavoro, del riposo, della giustizia, della fragilità, della morte.
Allora, è inevitabile che dalla visione di fede scaturisca una certa concezione della
differenza sessuale, del matrimonio, della famiglia, della vita dal concepimento fino
al suo termine naturale, di una giustizia basata sulla solidarietà, sulla sussidiarietà,
di una condivisione alle fragilità dell’umano, soprattutto degli ultimi e degli emarginati.
Un buon governo dovrà favorire, non gestire, la società civile, governarla: cioè,
favorire questo continuo scambio, questo continuo racconto, per poi registrare a livello
di legge, l’orientamento prevalente che il popolo mostra di avere.
D. – La
presenza di Bartolomeo a Roma, all’inizio del Pontificato di Papa Francesco, la presenza
di Bartolomeo con lei a Milano, sono segnali di chiaro ravvicinamento tra cattolici
e ortodossi?
R. – Sì, direi di sì. Anche i primi colloqui che ho avuto, abbastanza
prolungati, ieri con Sua Santità Bartolomeo mi hanno mostrato realmente una decisione
ferma e cordiale, ovviamente rispettosa dei problemi che sono ancora aperti, taluni
di carattere dottrinale ma un desiderio di comunione effettiva, di collaborazione.
E, tra l’altro, questo è evidente perché la presenza di tanti cristiani ortodossi,
penso soprattutto a Milano, è ormai molto numerosa e – ovviamente senza poter fissare
tempi perché il cammino sarà lungo – io credo che la decisione ecumenica, da parte
cattolica e da parte del Patriarcato di Costantinopoli, sia molto forte, molto marcata.
Si sente la necessità che abbiamo il compito comune dell’evangelizzazione.
D.
– Noi andiamo verso una società sempre più plurale, lei ha sempre parlato di “meticciato”.
Guardando alla cronaca, con la vicenda dell'immigrato omicida, come rafforzare questa
società plurale con le reazioni della società civile?
R. – Secondo me, bisogna
lasciare questa tragedia orribile, questo male che sembra ingiustificabile, nella
sua giusta dimensione e non strumentalizzarlo ideologicamente. Dobbiamo avere il coraggio
di andare avanti con speranza. Ma per questo c’è bisogno di buoni cristiani, lo dico
per la Chiesa, che siano anche nelle debite distinzioni buoni cittadini, cittadini
attivi capaci di aperture e di dialogo con tutti, nella verità e nel rispetto della
nostra storia, delle nostre tradizioni, ma decisi ad andare incontro all’uomo.