Lavoro, contro lo sfruttamento il Bangladesh si mobilita
La buona notizia è
arrivata mentre il Bangladesh stava dando l'untimo addio, con una cerimonia ufficiale,
alle 1.127 vittime del crollo della fabbrica di vestiti Rana Plaza avvenuto a nord
di Dacca il 24 aprile scorso: alcuni grandi marchi mondiali della moda hanno deciso
di firmare un protocollo d’intesa con le organizzazioni sindacali internazionali per
garantire più sicurezza negli stabilimenti di produzione del Paese così da evitare,
in futuro ,tragedie come quella del Plaza. Un provvedimento che, certamente, non risolve
i problemi di sfruttamento della manodopera locale ma che rappresenta comunque un
passo in avanti verso il raggiungimento di un obiettivo ormai irrinunciabile: il
pieno rispetto dei diritti dei lavoratori e dei diritti umani. Eppure, non tutti hanno
firmato.Si sono chiamati fuori quasi tutti i big americani: da Walmart a Gap che hanno
definito l’intesa “troppo vincolante”; “troppo vincolante” in un Paese dove l’unica
certezza per gli operai è la “schiavitù” pagata con pochi centesimi di euro(a cura
di Federico Piana)