Il Papa: non isoliamoci nell’egoismo, chi dona la vita per amore non è mai solo
Abbiamo bisogno di un "cuore largo" che sia capace di amare. E’ quanto affermato da
Papa Francesco nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha messo in guardia dall’atteggiamento
dell’egoismo che, come accade con Giuda, porta all’isolamento della propria coscienza
e infine al tradimento di Gesù. Alla Messa, concelebrata dall’arcivescovo di Medellín,
Ricardo Antonio Tobón Restrepo, ha preso parte un gruppo di dipendenti dei Musei Vaticani
e alcuni alunni del Pontificio Collegio portoghese. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Se vogliamo
davvero seguire Gesù, dobbiamo “vivere la vita come un dono” da dare agli altri, “non
come un tesoro da conservare”. E’ quanto sottolineato da Papa Francesco che, nella
sua omelia, si è soffermato sulla contrapposizione tra la strada dell'amore e quella
dell'egoismo. Gesù, ha affermato, ci dice oggi una parola forte: “Nessuno ha un amore
più forte di questo: dare la sua vita”. Ma la liturgia odierna, ha osservato, ci mostra
anche un’altra persona: Giuda, “che aveva proprio l’atteggiamento contrario”. E questo,
ha spiegato, perché Giuda "mai ha capito cosa sia un dono":
“Pensiamo a
quel momento della Maddalena, quando lava i piedi di Gesù con il nardo, tanto costoso:
è un momento religioso, un momento di gratitudine, un momento di amore. E lui, si
distacca e fa la critica amara: ‘Ma questo potrebbe essere usato per i poveri!’. Questo
è il primo riferimento che ho trovato io, nel Vangelo, della povertà come ideologia.
L’ideologo non sa cosa sia l’amore, perché non sa darsi”.
Giuda, ha osservato
Papa Francesco, era “staccato, nella sua solitudine” e questo atteggiamento dell’egoismo
è cresciuto “fino al tradimento di Gesù”. Chi ama, ha aggiunto, “dà la vita come dono”;
l’egoista invece “cura la sua vita, cresce in questo egoismo e diventa un traditore,
ma sempre solo”. Chi, invece, “dà la vita per amore, mai è solo: sempre è in comunità,
è in famiglia”. Del resto, ha avvertito il Papa, colui che “isola la sua coscienza
nell’egoismo” alla fine “la perde”. E così è finito Giuda che, ha detto, “era un idolatra,
attaccato ai soldi”:
“E questa idolatria lo ha portato a isolarsi dalla
comunità degli altri. Questo è il dramma della coscienza isolata: quando un cristiano
incomincia ad isolarsi, anche isola la sua coscienza dal senso comunitario, dal senso
della Chiesa, da quell’amore che Gesù ci dà. Invece, quel cristiano che dona la sua
vita, che la 'perde', come dice Gesù, la trova, la ritrova, in pienezza. E quello,
come Giuda, che vuole conservarla per se stesso, la perde alla fine. Giovanni ci dice
che ‘in quel momento Satana entrò nel cuore di Giuda’. E, dobbiamo dirlo: Satana è
un cattivo pagatore. Sempre ci truffa: sempre!”.
Gesù invece ama sempre
e sempre si dona. E questo suo dono dell’amore, ha detto Papa Francesco, ci spinge
ad amare “per dare frutto. E il frutto rimane”. Quindi, ha concluso l’omelia con un’invocazione
allo Spirito Santo:
“In questi giorni di attesa della festa dello Spirito
Santo, chiediamo: Vieni, Spirito Santo, vieni e dammi questo cuore largo, questo cuore
che sia capace di amare con umiltà, con mitezza ma sempre questo cuore largo che sia
capace di amare. E chiediamogli questa grazia, allo Spirito Santo. E che ci liberi
sempre dall’altra strada, quella dell’egoismo, che alla fine finisce male. Chiediamo
questa grazia”.