Filippine al voto. I vescovi: le dinastie politiche creano corruzione e povertà
Si vota oggi nelle Filippine per il rinnovo del Parlamento, oltre a numerosi Consigli
provinciali e comunali. Alla vigilia del voto, 3 guerriglieri comunisti sono stati
uccisi nel Sud dell'arcipelago durante uno scontro con l'esercito. I vescovi del Paese
del Sud Est asiatico hanno denunciato in un messaggio il fenomeno delle cosiddette
“dinastie politiche” che, concentrando il potere nelle mani di poche famiglie, "aumentano
corruzione e inefficienza" e accentuano la sofferenza dei poveri e l'ingiustizia sociale.
Fausta Speranza ne ha parlato con Luciano Bozzo, docente di relazioni
internazionali e studi strategici all’Università di Firenze:
R. – L’area
sulla quale insiste il Paese è un’area in questo momento di grande interesse, perché
è un’area che sia in senso positivo che in senso negativo presenta un grande dinamismo:
un grande dinamismo economico, un dinamismo demografico, un dinamismo sociale e culturale.
Però, a tutti questi fenomeni di segno positivo se ne aggiungono altri: quando parliamo
di conflitto, di corruzione interna, di fenomeni populistici, o anche di terrorismo
– e penso a movimenti radicali islamici che nell’area incominciano ad avere una loro
diffusione – e quindi conflittualità politica … E anche da questo punto di vista,
l’area ha una sua indubbia centralità. E’ un’area, tra l’altro, interessata da un
fenomeno abbastanza importante: l’aumento della spesa militare. Quindi, c’è anche
un dinamismo nel campo specifico militare. C’è poi naturalmente il caso macroscopico
della Corea del Nord, quindi un caso di proliferazione nucleare, che finisce con il
coinvolgere molti dei Paesi circonvicini perché evidentemente ha delle ricadute non
soltanto nei rapporti tra Corea del Nord e Corea del Sud, ma nei rapporti con il Giappone,
con la Cina … Le Filippine sono parte di questo grande gioco: le Filippine, un tradizionale
e naturale alleato degli Stati Uniti, sono state anche territorio occupato dagli Stati
Uniti dopo la guerra del 1898 con la Spagna. Le Filippine, quindi, hanno un’importanza
strategica geopolitica: da questo punto di vista, la loro stabilità interna non è
questione della quale ci si possa disinteressare.
D. – Che dire dunque di questo
voto politico?
R. – La situazione politica interna delle Filippine in questo
momento assume un rilievo probabilmente ben maggiore, perché questo attore si colloca
in un contesto delicato. Tra l’altro, un contesto dove sono in corso di sviluppo dei
conflitti per il controllo di isole contese tra, appunto, le Filippine stesse, il
Vietnam, la Repubblica popolare cinese. E quindi la stabilità interna e l’evoluzione
del quadro politico interno finisce con l’avere una rilevanza forte in ambito internazionale,
quindi anche mettendo in discussione equilibri potenzialmente consolidati.
D.
– Ci dice qualcosa della questione abbastanza preoccupante delle famiglie politiche
e della corruzione che c’è nelle Filippine?
R. – E’ una questione di vecchia
data, non tipica soltanto delle Filippine, neppure tipica solo di quell’area: è un
problema che ha toccato parecchi Paesi di quello che una volta si chiamava il Terzo
Mondo. Indubbiamente, nelle Filippine c’è una connotazione specifica: il familismo.
C’è una sorta di – è un termine che fu usato molti anni fa, a proposito, tra l’altro,
dell’Italia – familismo morale: significa una sorta di controllo consolidato
per via familiare delle relazioni politiche economiche, che continua ad essere una
delle chiavi per la lettura della situazione politica interna del Paese e che, naturalmente,
presenta dei costi. Lei prima faceva riferimento al fenomeno della corruzione: è logico
che la corruzione politica ed economica si leghi direttamente al problema del familismo
morale.