2013-05-13 15:17:16

Elezioni in Bulgaria. Boyko Borisov vince di misura sul partito socialista


Il "Partito dei cittadini per una Bulgaria Europea" dell'ex primo ministro conservatore, Boyko Borisov, ha vinto di misura le elezioni parlamentari. Secondo il 96% delle schede scrutinate, il Partito conservatore Gerb ha ottenuto il 30,71% delle preferenze, seguito dal Partito socialista (Bsp), al quale va il 27,02%. Il Paese sarebbe a rischio governabilità. Calo di consensi per il primo partito che aveva vinto anche le elezioni del 2009, ma allora aveva ottenuto il 40% dei consensi. Borisov è stato primo ministro dal 2009 allo scorso febbraio, quando si è dimesso in seguito alle forti proteste per le sue poitiche di austerità, anticipando così di due mesi la convocazione delle elezioni. Intanto, la Commissione europea si aspetta ''in brevissimo tempo'' i risultati della indagini sui sospetti di brogli e frodi che sarebbero stati commessi durante le elezioni, in particolare la stampa di migliaia di schede elettorali false. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Francesco Martino, corrispondente da Sofia dell’Osservatorio Balcani e Caucaso:RealAudioMP3

R. - Per la prima volta, dall’inizio della transizione democratica, un partito - dopo quattro anni di governo - riesce a ribadire la propria posizione come prima forza nel Paese. Al tempo stesso, però questa vittoria non sembra portare oggi il partito Gerb dell’ex premier Bojko Borisov nelle condizioni di poter formare un nuovo governo.

D. - Si profila una situazione di stallo politico?

R. - Non è escluso che qualcuno degli attori che siederanno nel prossimo parlamento di Sofia riuscirà a formare una maggioranza di governo, ma soprattutto nessuna delle formule che in questo momento è possibile intravedere sembra godere di grande stabilità. Tra l’altro, il secondo partito - gli sconfitti, cioè il Partito socialista - pensa di avere in parlamento numeri sufficienti per proporre un governo di coalizione. È tutto da vedere nei prossimi giorni, nelle prossime settimane. Quindi, il problema non è soltanto se si riuscirà a formare un nuovo governo, ma soprattutto quale forza politica avrà il governo stesso. Non è nemmeno escluso un nuovo ricorso alle urne.

D. - Durante queste consultazioni, abbiamo assistito anche a molte proteste, anche lo spettro dei brogli con le schede che sono state trovate contraffatte…

R. - E’ una situazione che sicuramente ha pesato. C’è da tener presente che buona parte dell’elettorato bulgaro - pur avendo poca fiducia e poca voglia di votare per i partiti dello status quo, dell’establishment, come appunto Gerb, o il Partito socialista - in qualche modo non ha trovato un’alternativa politica percorribile. Questo è emerso con una scarsa affluenza alle urne, ma anche con un clima di tensione e di protesta che continua ad essere vivo.

D. - Che cosa la popolazione si aspetta che il governo faccia?

R. - Le principali emergenze sono quelle di garantire alla popolazione uno standard di retribuzione minimo.

D. - Quant’è il salario medio in Bulgaria e si trova lavoro?

R. - Salario medio mi pare che in questo momento sia fissato intorno ai 380 euro mensili. È difficile arrivare a fine mese. Sulla questione della disoccupazione, i dati ufficiali parlano di disoccupazione al 12%, al 30% per quanto riguarda la disoccupazione giovanile. Quindi, trovare lavoro, soprattutto un lavoro qualificato, non è semplice. C’è però da dire che se inseriamo la Bulgaria in un contesto europeo più ampio - basta guardare al Paese confinante la Grecia, o alla Spagna, al Portogallo o alla stessa Italia - diciamo che la Bulgaria non se la cava peggio di molti altri Paesi del continente europeo.

D. - Il Paese ha a che fare con problemi come la corruzione, la crisi economica e il bisogno di elevare lo standard di vita. Cosa serve in sostanza al Paese?

R. - Sono queste le emergenze. Diciamo che oggi la Bulgaria si trova in una situazione per cui il problema non è soltanto quello di progredire, ma di non tornare indietro. Questo soprattutto per la situazione generale che vede l’Unione Europea - che è un po’ il faro, l’ancora a cui la Bulgaria si è appigliata negli ultimi anni - vivere in questi anni una grandissima crisi interna e quindi non essere più all'apparenza quel "motore" cui i bulgari avevano delegato buona parte delle speranze di modernizzazione del Paese, quando la Bulgaria è entrata nell’Unione nel 2007.







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