Santi i martiri di Otranto e due suore latinoamericane. Il Papa: i cristiani rispondono
al male con il bene
I martiri di Otranto, le religiose Laura Montoya e María Guadalupe García Zavala,
proclamati Santi all’inizio della Messa presieduta da Papa Francesco in Piazza San
Pietro, offrono straordinarie testimonianze di amore e di vita cristiana. Sono luminosi
esempi di fedeltà a Cristo – ha detto il Papa - e ci esortano ad “annunciarlo con
la parola e con la vita, testimoniando l’amore di Dio con il nostro amore, con la
nostra carità verso tutti”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La Parola invita
alla fedeltà a Cristo, anche fino al martirio. Una pagina di “suprema testimonianza
del Vangelo” – ha detto Papa Francesco – è stata vissuta nel 1480 da 813 persone,
sopravvissute all’assedio e all’invasione di Otranto da parte degli Ottomani e poi
“decapitate perché si rifiutarono di rinnegare la propria fede”. Ma dove i martiri
di Otranto trovarono la forza per rimanere fedeli?
“Proprio nella fede,
che fa vedere oltre i limiti del nostro sguardo umano, oltre il confine della vita
terrena, fa contemplare «i cieli aperti» - come dice santo Stefano – e il Cristo vivo
alla destra del Padre. Cari amici, conserviamo la fede che abbiamo ricevuto e che
è il nostro vero tesoro, rinnoviamo la nostra fedeltà al Signore, anche in mezzo agli
ostacoli e alle incomprensioni; Dio non ci farà mai mancare forza e serenità. Mentre
veneriamo i Martiri di Otranto, chiediamo a Dio di sostenere tanti cristiani che,
proprio in questi tempi e in tante parti del mondo, adesso, ancora soffrono violenze,
e dia loro il coraggio della fedeltà e di rispondere al male col bene”.
Ribadendo
“la bellezza di portare Cristo e il suo Vangelo a tutti”, il Pontefice ha poi ricordato
l’opera di evangelizzazione in Colombia - nella prima metà del Novecento - di Santa
Laura Montoya, “prima come insegnante e poi come madre spirituale degli indigeni”.
Le sue figlie spirituali – ha detto il Papa - oggi portano il Vangelo nei luoghi più
reconditi e sono “una sorta di avanguardia della Chiesa”:
“Esta primera
santa nacida en la hermosa tierra colombiana... Questa prima Santa nata
nella bella terra colombiana ci insegna ad essere generosi con Dio, a non vivere la
fede da soli - come se fosse possibile vivere la fede in modo isolato -, ma a comunicarla,
a portare la gioia del Vangelo con la parola e la testimonianza di vita in ogni ambiente
in cui ci troviamo. Ci insegna a vedere il volto di Gesù riflesso nell’altro, a vincere
indifferenza e individualismo, che corrode le comunità cristiane e corrode il nostro
cuore, e ci insegna ad accogliere tutti senza pregiudizi, senza discriminazioni, senza
reticenza, con autentico amore, donando loro il meglio di noi stessi e soprattutto
condividendo con loro ciò che abbiamo di più prezioso, che non sono le nostre opere
o le nostre organizzazioni, no, ciò che di più prezioso abbiamo è Cristo e il suo
Vangelo”.
Papa Francesco ha infine esortato ad essere testimoni della carità,
virtù senza la quale anche “il martirio e la missione perdono il loro sapore cristiano”.
Testimone di questa sublime forma di amore – ha detto il Pontefice – è stata Santa
María Guadalupe García Zavala, nata in Messico nel 1878, che ha rinunciato ad una
vita comoda. Quanto male - ha affermato il Santo Padre - comporta la vita comoda,
l'agiatezza. L'imborghesimento del cuore - ha spiegato il Pontefice - ci paralizza.
Madre Lupita ha rinunciato ad una vita comoda “per seguire la chiamata di Gesù” e
servire gli ammalati e gli abbandonati:
“Y esto se llama tocar la carne
de Cristo… E questo significa toccare la carne di Cristo. I poveri, gli
abbandonati, i malati, gli emarginati sono la carne di Cristo. E Madre Lupita toccava
la carne de Cristo e ci insegnava a non vergognarci, a non avere paura a non provare
ripugnanza nel toccare la carne di Cristo…. Questa nuova Santa messicana ci invita
ad amare come Gesù ci ha amato, e questo comporta non chiudersi in se stessi, nei
propri problemi, nelle proprie idee, nei propri interessi, in questo piccolo mondo
che ci fa così tanto male, ma uscire e andare incontro a chi ha bisogno di attenzione,
di comprensione, di aiuto, per portagli la calorosa vicinanza dell’amore di Dio, attraverso
gesti di delicatezza e di affetto sincero e di amore”.
I Santi proclamati
oggi – ha concluso Papa Francesco – suscitano anche domande alla nostra vita cristiana:
“Come io sono fedele a Cristo? Portiamo con noi questa domanda, per pensarla
durante la giornata: come io sono fedele a Cristo? Sono capace di 'far vedere' la
mia fede con rispetto, ma anche con coraggio? Sono attento agli altri, mi accorgo
di chi è nel bisogno, vedo in tutti fratelli e sorelle da amare? Chiediamo per intercessione
della Beata Vergine Maria e dei nuovi Santi – ha concluso il Papa - che il Signore
riempia la nostra vita con la gioia del suo amore”.