Papa Francesco: la vera preghiera ci fa uscire da noi stessi aprendoci ai bisogni
degli altri
La vera preghiera ci fa uscire da noi stessi e ci apre al Padre e ai fratelli più
bisognosi: lo ha detto Papa Francesco durante la Messa presieduta a Casa Santa Marta.
Erano presenti alcuni agenti della Gendarmeria Vaticana e un gruppo di giornalisti
argentini con le loro famiglie. Il servizio di Sergio Centofanti:
L’omelia del
Papa si è concentrata sul Vangelo del giorno, laddove Gesù dice: “Se chiederete qualcosa
al Padre nel mio nome, Egli ve la darà”. “C’è qualcosa di nuovo, qui – spiega il Pontefice
- qualcosa che cambia: è una novità nella preghiera. Il Padre ci darà tutto, ma sempre
nel nome di Gesù”. Il Signore ascende al Padre, entra “nel Santuario del cielo”, apre
le porte e le lascia aperte perché “Lui stesso è la porta” e “intercede per noi”,
“fino alla fine del mondo”, come un sacerdote:
“Lui prega per noi davanti
al Padre. A me è sempre piaciuto, questo. Gesù, nella sua resurrezione, ha avuto un
corpo bellissimo: le piaghe della flagellazione, delle spine, sono sparite, tutte.
I lividi dei colpi, sono spariti. Ma Lui ha voluto avere sempre le piaghe, e le piaghe
sono precisamente la sua preghiera di intercessione al Padre: ‘Ma … guarda … questo
Ti chiede nel nome mio, guarda!’. Questa è la novità che Gesù ci dice. Ci dice questa
novità: avere fiducia nella sua passione, avere fiducia nella sua vittoria sulla morte,
avere fiducia nelle sue piaghe. Lui è il sacerdote e questo è il sacrificio: le sue
piaghe. E questo ci da fiducia, eh?, ci da il coraggio di pregare”.
Tante
volte ci annoiamo nella preghiera – osserva il Papa, che aggiunge: la preghiera non
è chiedere questo o quello, ma è “l’intercessione di Gesù, che davanti al Padre gli
fa vedere le sue piaghe”:
“La preghiera verso il Padre in nome di Gesù ci
fa uscire da noi stessi; la preghiera che ci annoia è sempre dentro noi stessi, come
un pensiero che va e viene. Ma la vera preghiera è uscire da noi stessi verso il Padre
in nome di Gesù, è un esodo da noi stessi”.
Ma come “possiamo riconoscere
le piaghe di Gesù in cielo?” – si chiede il Papa – “Dov’è la scuola dove si impara
a conoscere le piaghe di Gesù, queste piaghe sacerdotali, di intercessione? C’è un
altro esodo da noi stessi verso le piaghe dei nostri fratelli: dei nostri fratelli
e delle nostre sorelle bisognosi”:
“Se noi non riusciamo ad uscire da noi
stessi verso il fratello bisognoso, verso il malato, l’ignorante, il povero, lo sfruttato,
se noi non riusciamo a fare questa uscita da noi stessi verso quelle piaghe, non impareremo
mai la libertà che ci porta nell’altra uscita da noi stessi, verso le piaghe di Gesù.
Ci sono due uscite da noi stessi: una verso le piaghe di Gesù, l’altra verso le piaghe
dei nostri fratelli e sorelle. E questa è la strada che Gesù vuole nella nostra preghiera”.
“Questo è il nuovo modo di pregare: – conclude il Papa - con la fiducia,
il coraggio che ci dà sapere che Gesù è davanti al Padre facendogli vedere le sue
piaghe, ma anche con l’umiltà di quelli che vanno a conoscere, a trovare le piaghe
di Gesù nei suoi fratelli bisognosi” che “portano ancora la Croce e ancora non hanno
vinto, come ha vinto Gesù”.