La Lev pubblica 4 libri del card. Bergoglio. Mons. Toso: occasione per rivitalizzare
la fede
Presentati, nell’Aula Magna della Lumsa a Roma, quattro volumi pubblicati dalla Libreria
Editrice Vaticana. Si tratta di scritti dell’allora card. Bergoglio e di Papa Francesco,
con gli interventi tra il 13 marzo, data dell’elezione, e il primo aprile. “Varcare
la soglia della fede”; "Vi chiedo di pregare per me"; "Solo l’amore ci può salvare"
e infine "Noi come cittadini, noi come popolo. Verso un bicentenario in giustizia
e solidarietà (2010-2016)", i titoli. A presentare quest’ultimo testo, scritto dal
cardinale Bergoglio, allora arcivescovo di Buenos Aires, nell’approssimarsi della
celebrazione del secondo centenario dell’indipendenza dell'Argentina, mons. Mario
Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. Adriana
Masotti lo ha intervistato:
R. – Debbo
dire che l’obiettivo del denso saggio del cardinale Bergoglio, che ora è Papa Francesco,
è di favorire la rinascita della politica e della vita democratica in Argentina, coinvolgendo
tutte le classi sociali, ma in particolare i gruppi dirigenti, ai quali si rivolge
specialmente nella conclusione. In sostanza, quello che viene detto dal cardinale
Bergoglio nel 2010, a proposito dell’uscita dalla crisi di quel Paese, è valido, cambiate
certe condizioni, anche per i Paesi europei e anche per l’Italia. Emerge l’urgenza
di un impegno di riflessione e di educazione alla cittadinanza partecipativa e societaria.
Oggi tutto inclina a forme di democrazia populista e oligarchica, che non si preoccupano
della giustizia sociale e dell’emancipazione di ogni cittadino. L’attuale crisi della
democrazia può essere superata sollecitando i cittadini e i popoli a vivere la loro
vocazione al bene comune. Ciò, all’atto pratico, significa superare quel mero individualismo,
egoista e utilitarista, consumista e amorale che domina tutto. Esso invade l’ethos
della gente, infetta il comportamento dei settori, sottopone l’economia e la finanza
all’assoluto del breve termine, riduce la politica ad occupazione di posti di comando,
per servire gli interessi individuali, e così la democrazia – sottolinea il cardinale
Bergoglio – diventa ostaggio di dirigenti lontani dal bene della gente, di gruppi
di potere incapaci di parlarsi. La società è lasciata in balia delle diseguaglianze
e delle povertà crescenti. Ci si rassegna ad un’idea di democrazia a metà o addirittura
la si sospende. Si giustificano la povertà e il sottosviluppo come strutturalmente
necessari per il mercato. Si è incapaci di un progetto strategico di sviluppo per
tutti e di partecipazione internazionale.
D. – In tema di democrazia si parla
oggi di democrazia a bassa intensità. Quali le prospettive invece per una democrazia
più vera?
R. – La democrazia cui si deve puntare è quella ad alta intensità,
ovvero la democrazia sostanziale - così diciamo qui in Occidente - e partecipativa,
sempre più allargata sul piano sociale. Il cardinale Bergoglio, in sostanza, impiega
le formule usate dai teorici della democrazia partecipativa che la contrappongono
alla democrazia a bassa intensità. La democrazia partecipativa presuppone libertà,
uguaglianza, giustizia sociale, sviluppo integrale per tutti. I cittadini che sono
lasciati nella povertà – e l’attuale crisi economica finanziaria ha fatto crescere
la povertà nel mondo – sono praticamente emarginati dalla democrazia che prevede non
solo la scelta dei propri rappresentanti, ma anche la possibilità di dare il proprio
contributo attraverso il lavoro alla realizzazione del bene comune e quindi attraverso
molteplici strade associative, economiche, culturali. Una democrazia partecipativa
deve allora – secondo il cardinale Bergoglio – creare le condizioni sociali atte a
promuovere e tutelare i diritti di tutti i cittadini, specie dei più poveri, per consentire
loro di essere costruttori del proprio destino e protagonisti della democrazia.
D.
– Quale luce ci dà l’intervento del cardinale Bergoglio per capire come la Chiesa
tutta oggi deve atteggiarsi nei confronti del sociale?
R. – In sostanza, ci
offre un’ulteriore occasione per riflettere sulla necessità di una nuova evangelizzazione
del sociale. In vista di avere cittadini attivi, testimoni credibili della novità
di vita che ci porta Gesù Cristo, Redentore universale, occorre che sia approfondita,
celebrata e vissuta la dimensione sociale della fede. Senza questo è impossibile che
i credenti possano disporre, oltre a profonde motivazioni di impegno nel sociale,
di un nuovo pensiero, di un nuovo umanesimo, così necessari per il rinascimento della
vita politica e democratica odierna.
D. – Oggi vengono presentati quattro
libri, tre del cardinale Bergoglio, ma anche uno con le omelie di Papa Francesco.
Una così rapida pubblicazione di questi scritti vuole rispondere ad un interesse dei
fedeli, della gente, di conoscere meglio il Papa, secondo lei?
R. – Sicuramente
sì, ma anche all’urgenza di rivitalizzare la fede, l’evangelizzazione e una presenza
credibile dei credenti nel sociale.