Il Papa: la gioia del cristiano non è l’allegria di un momento, ma un dono di Gesù
“Il cristiano è un uomo e una donna di gioia”: è quanto sottolineato da Papa Francesco
nella Messa alla Casa Santa Marta. Il Papa ha affermato che la gioia del cristiano
non è l’allegria che viene da motivi congiunturali, ma è un dono del Signore che riempie
dentro. Alla Messa, concelebrata dall’arcivescovo di Mérida, Baltazar EnriquePorras
Cardozo, e dall'abateprimate dei benedettini Notker Wolf, ha preso parte un
gruppo di dipendenti della Radio Vaticana accompagnati dal direttore generale, padre
Federico Lombardi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Il cristiano
sia un testimone della vera gioia, quella che dà Gesù. E’ quanto affermato da Papa
Francesco che, nella sua omelia, ha messo l’accento sull’atteggiamento gioioso dei
discepoli, tra l’Ascensione e la Pentecoste:
“Il cristiano è un uomo e una
donna di gioia. Questo ci insegna Gesù, ci insegna la Chiesa, in questo tempo in maniera
speciale. Che cosa è, questa gioia? E’ l’allegria? No: non è lo stesso. L’allegria
è buona, eh?, rallegrarsi è buono. Ma la gioia è di più, è un’altra cosa. E’ una cosa
che non viene dai motivi congiunturali, dai motivi del momento: è una cosa più profonda.
E’ un dono. L’allegria, se noi vogliamo viverla tutti i momenti, alla fine si trasforma
in leggerezza, superficialità, e anche ci porta a quello stato di mancanza di saggezza
cristiana, ci fa un po’ scemi, ingenui, no?, tutto è allegria … no. La gioia è un’altra
cosa. La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. E’ come una unzione dello
Spirito. E questa gioia è nella sicurezza che Gesù è con noi e con il Padre”.
L’uomo
gioioso, ha proseguito, è un uomo sicuro. Sicuro che “Gesù è con noi, che Gesù è con
il Padre”. Ma questa gioia, si chiede il Papa, possiamo “imbottigliarla un po’, per
averla sempre con noi?”:
“No, perché se noi vogliamo avere questa gioia
soltanto per noi alla fine si ammala e il nostro cuore diviene un po’ stropicciato,
e la nostra faccia non trasmette quella gioia grande ma quella nostalgia, quella malinconia
che non è sana. Alcune volte questi cristiani malinconici hanno più faccia da peperoncini
all’aceto che proprio di gioiosi che hanno una vita bella. La gioia non può diventare
ferma: deve andare. La gioia è una virtù pellegrina. E’ un dono che cammina, che cammina
sulla strada della vita, cammina con Gesù: predicare, annunziare Gesù, la gioia, allunga
la strada e allarga la strada. E’ proprio una virtù dei grandi, di quei grandi che
sono al di sopra delle pochezze, che sono al di sopra di queste piccolezze umane,
che non si lasciano coinvolgere in quelle piccole cose interne della comunità, della
Chiesa: guardano sempre all’orizzonte”.
La gioia è “pellegrina”, ha ribadito.
“Il cristiano canta con la gioia, e cammina, e porta questa gioia”. E’ una virtù del
cammino, anzi più che una virtù è un dono:
“E’ il dono che ci porta alla
virtù della magnanimità. Il cristiano è magnanimo, non può essere pusillanime: è magnanimo.
E proprio la magnanimità è la virtù del respiro, è la virtù di andare sempre avanti,
ma con quello spirito pieno dello Spirito Santo. E’ una grazia che dobbiamo chiedere
al Signore, la gioia. In questi giorni in modo speciale, perché la Chiesa si invita,
la Chiesa ci invita a chiedere la gioia e anche il desiderio: quello che porta avanti
la vita del cristiano è il desiderio. Quanto più grande è il tuo desiderio, tanto
più grande verrà la gioia. Il cristiano è un uomo, è una donna di desiderio: sempre
desiderare di più nella strada della vita. Chiediamo al Signore questa grazia, questo
dono dello Spirito: la gioia cristiana. Lontana dalla tristezza, lontana dall’allegria
semplice … è un’altra cosa. E’ una grazia da chiedere”.
Oggi, ha poi concluso
Papa Francesco, c’è un motivo bello di gioia per la presenza a Roma di Tawadros II,
Patriarca di Alessandria. E’ un motivo di gioia, ha sottolineato, “perché è un fratello
che viene a trovare la Chiesa di Roma per parlare”, per fare assieme “un pezzo di
strada”.