Il Papa al Patriarca copto ortodosso Tawadros II: il dialogo ci avvicina alla piena
unità
Preghiera, dialogo e volontà di costruire un rapporto “nell’amore vicendevole” consentiranno
di compiere “passi verso la piena unità”. È la convinzione che Papa Francesco ha espresso
nel ricevere in udienza in Vaticano il Patriarca della Chiesa copto ortodossa. Un’udienza
storica, a 40 anni dal primo incontro tra Paolo VI e Shenouda III, che sancì l’inizio
di un cammino teologico condiviso tra le due Chiese. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
L’amicizia e
il confronto teologico e dottrinale sono figli della stagione post-conciliare, ma
la radice spirituale da cui scaturisce la vicinanza è molto più antica e ha il colore
del sangue dei martiri che furono i primi testimoni dell’unità del corpo ecclesiale.
Sono i due punti che Papa Francesco sviluppa al cospetto di Tawadros II, che porta
il titolo di 118.mo Papa di Alessandria e della Sede di San Marco, ovvero della città
e dell’evangelista che sono all’origine della Chiesa copto ortodossa. Al suo capo,
accolto nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, Papa Francesco esprime subito “grande
gioia” definendo l’incontro “un vero momento di “grazia”:
“L’odierna visita
rafforza i legami di amicizia e di fratellanza che già uniscono la Sede di Pietro
e la Sede di Marco, erede di un inestimabile lascito di martiri, teologi, santi monaci
e fedeli discepoli di Cristo, che per generazioni e generazioni hanno reso testimonianza
al Vangelo, spesso in situazioni di grande difficoltà".
Vengo “dal Paese
del Nilo”, da una Chiesa antica di 19 secoli e da una terra patria del monachesimo,
ricorda Tawadros II nel suo indirizzo di saluto, ricambiando la gioia di Papa Francesco,
invitandolo nel suo Paese e avanzando una proposta:
“May this visit of
love and brotherhood be the first… Mi auguro che questo possa essere il
primo di una lunga serie di incontri di amore e fratellanza tra le due grandi Chiese.
Perciò propongo che il 10 maggio di ogni anno si celebri la festa dell’amore fraterno
tra la Chiesa cattolica e quella copto ortodossa”.
L’idea di una festa
congiunta è l’ulteriore passo nella scia di quanto compiuto il 10 maggio 1973, quando
Paolo VI e il predecessore di Tawadros, Papa Shenouda III, firmavano la “Dichiarazione
comune” ponendo – rammenta Papa Francesco – la “pietra miliare” del dialogo ecumenico
bilaterale copto-cattolico:
“Siamo lieti di poter oggi confermare quanto
i nostri illustri Predecessori solennemente dichiararono, siamo lieti di riconoscerci
uniti dall’unico Battesimo, di cui è espressione speciale la nostra comune preghiera,
la quale anela al giorno in cui, compiendosi il desiderio del Signore, potremo comunicare
all’unico calice (...) Sono convinto che, con la guida dello Spirito Santo, la nostra
perseverante preghiera, il nostro dialogo e la volontà di costruire giorno per giorno
la comunione nell’amore vicendevole ci consentiranno di porre nuovi e importanti passi
verso la piena unità”.
Certo, soggiunge Papa Francesco, “siamo anche consapevoli
che il cammino che ci attende è forse ancora lungo”. E tuttavia, su quanto già raggiunto
e simboleggiato dai “luminosi momenti” che fin qui hanno costellato una progressiva
e intensa comunione – tra i quali il Pontefice annovera anche l’incontro nel 2000
al Cairo tra Shenouda III e Giovanni Paolo II, pellegrino del Giubileo – si staglia
una ulteriore garanzia. Che non nasce, afferma, da un istante di festa ma da quello
che definisce “ecumenismo della sofferenza”:
“Come il sangue dei martiri
è stato seme di forza e di fertilità per la Chiesa, così la condivisione delle sofferenze
quotidiane può divenire strumento efficace di unità. E ciò è vero, in certo modo,
anche nel quadro più ampio della società e dei rapporti tra cristiani e non cristiani:
dalla comune sofferenza, possono infatti germogliare, con l’aiuto di Dio, perdono
e riconciliazione”.
Al termine dell’incontro, Papa Francesco e Tawadros
II si sono raccolti in preghiera comune nella Cappella Redemptoris Mater di
Palazzo Apostolico, caratterizzata fra l’altro dalla recita del Padre Nostro e dalla
“Preghiera della pace”. Nel pomeriggio, alle 17, il Patriarca copto sarà in visita
al Colosseo, quindi alle 20 cenerà a Santa Marta in Vaticano.