35 anni fa, l’eccidio Moro: l'omaggio di Napolitano a via Caetani
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deposto una corona di fiori,
in via Caetani a Roma, dove 35 anni fa veniva trovato il cadavere di Aldo Moro, rapito
e ucciso dalle Brigate Rosse. Insieme con il capo dello Stato, anche le altre più
alte cariche istituzionali. Il 9 maggio, è diventata in Italia la Giornata della memoria
delle vittime del terrorismo che, dopo l'omaggio a Via Caetani, ha visto il Senato
ospitare una cerimonia di commemorazione. Il presidente di Palazzo Madama, Pietro
Grasso, ha ricordato che “le Brigate Rosse colpirono il perno del sistema politico
e istituzionale su cui poggiava la democrazia”. Il servizio di Fausta Speranza:
Capo del governo
per cinque volte, presidente della Democrazia cristiana, nonché accademico: Moro viene
rapito il 16 marzo nell’agguato di Via Fani in cui furono barbaramente uccisi tutti
gli uomini della scorta. Poi, i 55 giorni prima dell’uccisione: si consumava il fatto
storico più grave nella storia repubblicana italiana, che 35 anni dopo ancora presenta
lati oscuri. Lo storico Eugenio Capozzi, studioso in particolare di culture
politiche, parla di passaggio dalla cronaca alla storia:
“C’è un legame
tra l’aspetto della cronaca e quello della storia, perché l’approfondimento di tutti
gli aspetti e i retroscena del caso Moro ci riconducono a un nodo storiografico fondamentale:
il significato di quell’evento nel cambiamento del sistema politico e della dialettica
politica italiana, la fine di una stagione politica, quella della cosiddetta 'Repubblica
dei partiti', l’inizio di una decadenza del sistema politico che ha il suo culmine
all’inizio degli Anni 90, con la fine della cosiddetta 'Prima Repubblica'”.
L’eccidio
di Via Fani e l'omicidio Moro: una frattura che apre a una diversa fase politica,
con sviluppi che portano alla cosiddetta antipolitica di oggi. L'opinione di delo
storico, Michele Affinito, in particolare esperto di storia dei partiti:
“La
peculiarità del caso Moro porta inevitabilmente a una riflessione rispetto a quelli
che sono i temi della transizione incompiuta che già allora maturano, e vengono a
realizzarsi anche nel dibattito politico. Abbiamo conosciuto, nella fase tra il ’92
e il ’94, la fine e il crollo di quel sistema istituzionale che ha portato di fatto
al crollo e alla scomparsa dei partiti tradizionali. Oggi, ci ritroviamo con un nulla
di fatto. Alla luce di quanto accaduto sia 35 anni fa, ma soprattutto in questi 20
anni trascorsi, oggi probabilmente per i partiti - considerato anche il recente risultato
elettorale - si può dire siano di fronte all’ultima chiamata. Intendo la possibilità
di autoriformarsi e di mettere in atto un processo riformatore che porti a compimento
quella dinamica che, a partire dall’affare Moro, ha segnato la storia repubblicana
degli ultimi 30 anni”.
Dunque, riflessione storica tra l’oggi e quei giorni
in cui Moro è sotto sequestro e l’Italia ha il fiato sospeso, tra comunicati delle
Br, discussioni politiche, appelli di Papa Paolo VI: celebre la lettera aperta agli
"uomini delle Brigate Rosse" e l’appello inascoltato alla loro umanità.