Attentati in Pakistan a due giorni dalle elezioni generali. Oltre 40 morti e 60 feriti
Oltre 40 morti, in diversi attentati, in Pakistan nell’ultimo giorno di campagna elettorale
per le elezioni generali di sabato. A Karachi e Bannu gli attacchi più sanguinosi.
Sul fronte politico i protagonisti delle consultazioni continuano a essere il presidente
Asif Ali Zardari, il figlio Bilawal Bhutto-Zardari, l'ex premier Nawaz Sharif e il
campione di cricket, Imran Khan. Massimiliano Menichetti:
Si chiude
nel sangue l’ultima giornata di campagna elettorale in Pakistan attraversato da Nord
a Sud dalla violenza. Nelle ultime 24 ore presi di mira i candidati politici nei distretti
tribali pashtun lungo il confine con l'Afghanistan. Attentati kamikaze e con bombe
rudimentali anche a Bannu e Karachi. Un bilancio complessivo incerto, secondo alcune
fonti, sarebbero oltre 40 i morti, 60 i feriti. In questo scenario 86 milioni di elettori
sabato andranno alle urne per rinnovare la camera bassa del Parlamento nazionale e
quattro assemblee legislative provinciali. Un Paese sull’orlo del baratro economico,
dilaniato da insurrezioni e incursioni talebane, ma con un enorme potenziale geostrategico;
il Pakistan, oggi, è guidato dal premier ad interim Mir Hazar Khan Khoso, scelto a
marzo dalla Commissione elettorale per traghettare il Paese verso il voto, che ha
già detto, però, che non accetterà un'estensione del mandato.
Sulla situazione
Fausta Speranza ha parlato con Francesca Maria Corrao, esperta
di lingua e Paesi arabi:
R. – La democrazia
come la intendiamo noi, non è quella che si sta formando, che si sta costruendo in
Pakistan. Il fatto, però, che esistano tante organizzazioni politiche diverse e che
comunque la gente partecipi attivamente dimostra che c’è una consapevolezza e una
crescita importante, che c’è conoscenza dei fatti criminosi, una condanna, e ciò dimostra
che questa società non demorde, vuole continuare a battersi per la democrazia. E’
una battaglia difficile, ma va sostenuta. I temi della libertà, della dignità della
persona, del rispetto della vita sono quelli che vanno sostenuti e difesi. I partiti
laici, in questo momento, si battono principalmente per questo.
D. – Quali
speranze avere per il Paese?
R. – Il fatto che la gente resista a questi attentati,
non si perda d’animo e continui a sostenere i partiti, come quello del Movimento della
giustizia, ma anche il partito pakistano della Muslim League, quello di Nawaz Sharif,
decisi a non farsi spaventare da quello che è l’attacco dei talebani o degli altri
movimenti islamici. I talebani, infatti, all’inizio avevano detto di avversare soltanto
i movimenti politici laici, mentre invece viene fuori in maniera evidente che qualsiasi
altro partito politico avverso alla loro linea ideologica per loro è un nemico e va
combattuto anche con armi molto pesanti.
D. – Proprio in due parole, un flash
sui tre partiti principali...
R. – Ovviamente, c’è quello famoso, popolare,
della famiglia Bhutto, che è in crisi perché hanno sulle spalle gli effetti di una
crisi economica, che ha portato tanta disoccupazione, tanto malcontento e tanta corruzione,
ma è anche uno dei grandi partiti storici. Ci sono poi i due partiti della Lega dei
Musulmani: quella di Nawaz Sharif, di cui parlavo prima, che è guidato dall’ex primo
ministro, e il partito del Movimento della Giustizia, guidato dal giocatore di cricket,
che cresce in popolarità, soprattutto perché si batte contro la corruzione. Ci sono
poi altri partiti, come quello di Awani, nazionale, fondato nel ’75, importante perché
è un partito ghandiano, non violento. Ricordiamo anche che di questo partito, che
è laico e che si è spaccato nel 1986, negli ultimi anni sono stati uccisi 750 militanti
dai talebani. Questi sono i partiti più grandi. Poi c’è il Tarek-e-Taliban,che
si fa promotore di una linea dura molto radicale ed estremamente intollerante.