Tensione tra Siria e Israele. Ancora incertezza sull’suo di armi chimiche
Cresce la preoccupazione nella comunità internazionale per la svolta nella guerra
civile siriana dopo i raid israeliani che hanno colpito obiettivi militari di Damasco,
causando la morte di una cinquantina di militari. Intanto il presidente Assad annuncia:
“Risponderemo agli attacchi israeliani”. Marina Calculli:
Durante
la visita del premier israeliano Netanyau a Shangai il ministro degli esteri cinese
ha condannato duramente l’attacco israeliano in Siria e ha chiesto a Israele di astenersi
da ulteriori mosse militari. I toni contro Tel Aviv li alza pure Erdogan: “i raid
israeliani in Siria sono inaccettabili e nessun pretesto può giustificare queste operazioni”.
La Turchia e Israele proprio in questi giorni sono concentrate sul risarcimento per
le vittime dell’abbordaggio alla Freedom Flottilla avvenuto nel 2010, che raffreddò
le relazioni tra i due Stati. Intanto è proprio Tel Aviv che conferma di un colpo
di mortaio che dalla Siria si sarebbe abbattuto sul Golan occupato da Israele, senza
provocare né danni né vittime. Si tratta del terzo attacco dopo i due razzi sparati
ieri da parte siriana verso il territorio di Israele. Il mondo scruta le mosse di
Tel Aviv, il cui reale obiettivo - secondo alcuni osservatori – sarebbe l’Hezbollah
libanese. Dal terreno non emerge ancora alcuna novità sul giornalista Domenico Quirico
scomparso in Siria. Il ministro degli Esteri italiano Bonino ha commentato ieri: “nessuna
notizia non è un buon segnale”.
E fa discutere la nota della Commissione Onu
d'inchiesta sui crimini di guerra in Siria, da cui emerge che non ci sono prove "definitive"
sull'uso di "armi chimiche” durante il conflitto. Una presa di posizione che giunge
all'indomani delle dichiarazioni di Carla Del Ponte, membro della commissione, la
quale ha parlato dell'uso del gas sarin da parte dei ribelli. Sulla posizione dell’Onu
in relazione all’uso di gas letali, Massimiliano Menichetti ha intervistato
il prof. Claudio Lo Jacono, direttore della rivista "Oriente moderno":
R. – Ho sentito
le dichiarazioni di Carla Del Ponte e parlava di possibilità, con indizi molto forti,
ma lei stessa non ha mai dato la certezza che fossero state usate armi chimiche dai
ribelli. Ha parlato di situazione verosimile. Secondo me, quindi, l’Onu ha semplicemente
sottolineato questo aspetto. Non mi sembra ci sia un vero e proprio contrasto.
D.
– Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha detto che entro 24-48 ore, nel
momento in cui ci fosse il via libera di Damasco, sarebbe pronto a mandare inviati
per accertare l’utilizzo di queste armi chimiche. Succederà mai?
R. – Che Damasco
dia questo permesso, mi permetto di dubitarne. Naturalmente me lo auguro. Un’autorizzazione
a intervenire da parte dell’Onu su un teatro caldissimo come quello della Siria non
potrebbe che portare l’accertamento della situazione a successivi sviluppi positivi,
perché siamo veramente nel marasma delle informazioni e, in questa baraonda delle
organizzazioni anti Assad. Si sa quello che pensa Assad e quello che vuole. Non abbiamo
invece una chiarissima idea dello schieramento a lui avverso. E’ uno schieramento
multiforme e totalmente disomogeneo, perché vi sono presenti patrioti e liberali.
Ci sono fondamentalisti islamici, gruppi – come si è anche visto anche nel sequestro
del giornalista de La Stampa – che fanno quasi una guerra a sé, in funzione puramente
religiosa, contraria al regime alawita di Assad. Altri lottano per la libertà, per
principi e nuovi orientamenti politici...
D. – Stati Uniti e Russia sembrano
avvicinarsi sulle strategie per risolvere la crisi siriana. Rimane distante la Cina...
R.
– C’è da augurarsi che questa comunione d’intenti possa trovare un riscontro nella
realtà. Non c’è dubbio che la Cina e che la Russia abbiano in qualche modo tenuto
in piedi il regime. Non so se con rifornimento anche di armi, ma in ogni caso, politicamente,
hanno evitato un intervento più efficiente dell’Onu. Da questo punto di vista, sono
stati un ostacolo per la pacificazione. Sicuramente, un intervento pacificatore poteva
avvenire molto tempo prima e sarebbe potuto avvenire se la Russia non avesse opposto
il suo veto a misure contrarie ad Assad.
D. – Le tensioni stanno aumentando
nell’area anche per il raid israeliano di domenica in Siria…
R. - L’attacco
fa correre il rischio a Israele di un riavvicinamento, in qualche modo, non solo tra
Siria e Arabia Saudita, ma anche tra Iran e Arabia Saudita, nel nome di un astratto
dovere di solidarietà islamica.