Rousseau al Cortile dei Gentili di Bologna. Interventi del card. Poupard
e Giovanni Reale
Seconda sosta a Bologna per il Cortile dei Gentili, l’iniziativa promossa dal Pontificio
Consiglio della Cultura. Martedì pomeriggio, per la prima volta, si è intrapreso un
confronto tra credenti e non credenti sul pensiero di un singolo filosofo: “Il Dio
di Rousseau”, tema dell’incontro, è passato sotto la lente del cardinale Paul Poupard,
presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, Raymon Trousson, dell’Università
di Bruxelles, Giovanni Reale e Tullio Gregory, storici della filosofia. da Bologna
ce ne parla Luca Tentori:
Un ringraziamento
a Jean-Jacques Rousseau perché - a tre secoli di distanza - il suo pensiero ancora
invita a dialogare sull’anima e sulla coscienza. E’ uno dei risvolti del Cortile dei
Gentili che ieri, a Bologna, ha analizzato l’opera del filosofo ginevrino tra gli
ispiratori della Rivoluzione Francese. Un dialogo a più voci voluto dalla collaborazione
tra la realtà cittadina di Genus Bononiae e il Pontificio Consiglio della Cultura.
E proprio il presidente emerito di quest’ultimo, il cardinale Paul Poupard,
ha aperto le riflessioni:
“Con Jean-Jacques Rousseau si apre veramente,
anche per le lettere moderne, la stagione della modernità e dell’individualismo, con
tutto quello che comporta di positivo e anche di negativo. Se per noi cristiani il
nostro Dio è il Dio di Gesù Cristo, Figlio di Dio e di Maria Santissima, per lui Dio
è piuttosto questo sentimento della trascendenza nell’immanenza, sul quale si possono
fare tanti ponti. In passato ci ha già provato anche il mio Santo Patrono (San Paolo)
duemila anni fa all’Areopago di Atene, in un contesto diverso, con il Dio ignoto”.
Rousseau
è per il cardinale Paul Poupard l’uomo moderno per eccellenza che ha influenzato
Kant e si è mosso sulla scia di Sant’Agostino. Nelle sue confessioni, il poliedrico
pensatore svizzero, registra una percezione forte dell’identità singolare della persona:
“Un
certo cenno di avvicinamento a Giovanni Paolo II che, molte volte, gli ho sentito
ripetere la irripetibilità di ogni singola persona. Questo è il punto di incontro
che deve iniziare con il dialogo. Poi ci sono punti diversi sulla concezione dell’uomo,
sulla concezione dell’educazione, della religione e di Dio”.
Rousseau ha
molto più importanza di quanto gli viene riconosciuta: rompe all’Illuminismo il gioco
dell’assolutismo della ragione. E’ l’idea dello storico della filosofia Giovanni
Reale, che è convinto che la sua idea di Dio sia tra le più belle di quel periodo.
Ma questo “illuminista eretico” - afferma - ha compiuto in proposito diversi errori,
non riconoscendo alla rivelazione cristiana molte idee su Dio:
“La cosa
che più mi ha colpito è questa domanda: ‘Qual è la cosa più bella che Dio ha fatto?’.
‘E’ l’uomo!’. E questo è straordinario. I greci, che sono grandissimi, non erano arrivati
a tanto. Dicevano: ‘Il cosmo è superiore a te!’. Il cristianesimo, invece, ha insegnato
il contrario: e lui è profondamente d’accordo su questo. Qual è la cosa più bella
che ti ha fatto Dio? E’ farmi così! Essere contento di quello che sei è la cosa più
bella ed è la felicità. Se noi riuscissimo a far capire all’uomo di oggi questa idea:
essere così come tu sei, hai già il massimo. Tu, essendo così, puoi fare tutto e bene”.