2013-05-08 15:46:58

Papa Francesco alle superiori maggiori: siate gioiose e materne


“Siate gioiose, perché è bello seguire Gesù”: così Papa Francesco alle superiori generali di tutto il mondo - oltre 800 di 75 Paesi in rappresentanza di circa 700 mila religiose - ricevute ieri mattina nell’Aula Paolo VI, in chiusura della loro Assemblea plenaria, conclusasi martedì a Roma sul tema “Il servizio dell’autorità secondo il Vangelo”. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

“Che cosa sarebbe la Chiesa senza di voi? Le mancherebbe maternità, affetto, tenerezza, intuizione di madre!”.

“Grazie”.

La gratitudine del Papa alle superiori generali per la loro “opera non sempre facile”, ha sottolineato:

“È Cristo che vi ha chiamate a seguirlo nella vita consacrata e questo significa compiere continuamente un “esodo” da voi stesse per centrare la vostra esistenza su Cristo e sul suo Vangelo, sulla volontà di Dio, spogliandovi dei vostri progetti, per poter dire con san Paolo: ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’”

Esodo che “porta ad un cammino di adorazione al Signore e di servizio al Signore nei fratelli e nelle sorelle”, “anzitutto attraverso i tre cardini della vostra esistenza”, “obbedienza”, “povertà”, “castità”:

“L’obbedienza come ascolto della volontà di Dio, nella mozione interiore dello Spirito Santo autenticata dalla Chiesa, accettando che l’obbedienza passi anche attraverso le mediazioni umane”.

“Rapporto autorità-obbedienza – ha spiegato il Papa – che si colloca nel contesto più ampio del ministero della Chiesa e ne costituisce una particolare attuazione della su funzione mediatrice”:

"La povertà come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio. Povertà come indicazione a tutta la Chiesa che non siamo noi a costruire il Regno di Dio, non sono i mezzi umani che lo fanno crescere, ma è primariamente la potenza, la grazia del Signore, che opera attraverso la nostra debolezza".

Povertà che insegna “solidarietà”, “condivisione, “carità”, che “si esprime anche in sobrietà e gioia dell’essenziale, per mettere in guardia – ha ammonito il Papa – dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita”:

“Povertà che si impara con gli umili, i poveri, gli ammalati e tutti quelli che sono nelle periferie esistenziali della vita. La povertà teorica non ci serve, non ci serve, quella si impara toccando la carne di Cristo povero negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini…”

“E poi la castità come carisma prezioso, che allarga la libertà del dono a Dio e agli altri, con la tenerezza, la misericordia, la vicinanza di Cristo”:

“Ma, per favore, una castità ‘feconda’, una castità che genera figli spirituali nella Chiesa. La consacrata è madre, deve essere madre e non “zitella”! Scusatemi, parlo un po’…”

“Siate madri – ha esortato – come figura di Maria Madre e della Chiesa Madre”:

“Non si può capire Maria senza la sua maternità; non si può capire la Chiesa senza la sua maternalità. E voi siete icona di Maria e della Chiesa”.

Riguardo i concetti di autorità e servizio al centro della plenaria delle superiori maggiori, il Papa ha ricordato che “per l’uomo spesso autorità è sinonimo di possesso, di dominio, di successo” ma, “per Dio autorità è sempre sinonimo di servizio, di umiltà, di amore”:

“Pensiamo al danno, pensiamo al danno che arrecano al Popolo di Dio gli uomini e le donne di Chiesa che sono carrieristi, arrampicatori, che 'usano' il popolo, la Chiesa, i fratelli e le sorelle – quelli che dovrebbero servire -, come trampolino per i propri interessi e le ambizioni personali. Ma questi fanno un danno grande alla Chiesa!"

Infine, Francesco ha invitato le consacrate a vivere il loro carisma nell’ecclesialità, a "sentire" sempre con la Chiesa, perché annuncio e testimonianza del Vangelo “non sono mai un atto isolato o di gruppo”:

“Un ‘sentire’ con la Chiesa, che ci ha generato nel Battesimo; un ‘sentire’ con la Chiesa che trova una sua espressione filiale nella fedeltà al Magistero, nella comunione con i Pastori e il Successore di Pietro, Vescovo di Roma, segno visibile dell’unità”.

Assurdo “pensare di vivere con Gesù senza la Chiesa, di seguire Gesù fuori dalla Chiesa, di amare Gesù sena amare la Chiesa”:

“Insomma centralità di Cristo e del suo Vangelo, autorità come servizio di amore, ‘sentire’ in e con la Madre Chiesa”.

Ultimo aggiornamento: 9 maggio







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