Tanzania: la testimonianza del nunzio dopo l'attentato di Arusha
“I fedeli sono in stato di choc e sono rimasto in città appositamente per stare vicino
alla comunità cattolica per confortarla” dice all’agenzia Fides mons. Francisco M.
Padilla, nunzio apostolico in Tanzania, che si appresta a tornare a Dar es Salaam
da Arusha, dove domenica scorsa in un attentato di fronte alla chiesa di San Giuseppe
sono morte tre persone e circa sessanta sono rimaste ferite. “Dei feriti almeno cinque
sono in gravi condizioni al punto che si è reso necessario il loro ricovero a Dar
es Salaam” riferisce mons. Padilla. “Lunedì, io e l’arcivescovo di Arusha, mons. Josaphat
Louis Lebulu, ci siamo recati all’ospedale della città a visitare i feriti portando
loro conforto spirituale”. Il nunzio ricorda che si trovava ad Arusha da 5 giorni
per una visita alla locale comunità cattolica e per presiedere alla cerimonia di inaugurazione
della parrocchia dove è avvenuto l’attentato. Mons. Padilla ricostruisce così i drammatici
momenti dell’esplosione. “Io e l’arcivescovo di Arusha, circondati da una folla di
fedeli, ci trovavamo sul sagrato della chiesa. Avevamo appena benedetto l’acqua che
doveva essere aspersa sui fedeli e nel luogo di culto, quando la bomba è esplosa a
pochi metri da noi. Non ho visto chi ha gettato l’ordigno, perché i fedeli, vista
l’occasione, erano veramente numerosi”. Venendo alle indagini sugli autori dell’atto
criminale, mons. Padilla afferma che il Primo Ministro della Tanzania ha assicurato
all’arcivescovo di Arusha che verranno fatti tutti gli sforzi per portare i colpevoli
davanti alla giustizia. Sulle motivazioni e sulle responsabilità per l’attentato,
il nunzio invita alla prudenza. “La polizia sta ancora indagando. Attendiamo i risultati
delle indagini” conclude. (R.P.)