2013-05-07 10:55:53

Il cardinale Grocholewski ricorda József Mindszenty a 38 anni dalla morte


Celebrazione eucaristica oggi pomeriggio a Roma, nella Chiesa di Santo Stefano Rotondo al Celio, in occasione del 38.mo anniversario della morte del Servo di Dio József Mindszenty, primate d’Ungheria durante il regime comunista ungherese. A presiedere il rito, il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica. La celebrazione è organizzata dall’Ambasciata di Ungheria presso la Santa Sede, dal Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese e dalla Fondazione di Santo Stefano. Cosa significa per il mondo di oggi la figura di questo porporato? Marta Vertse lo ha chiesto allo stesso cardinale Zenon Grocholewski:

R. - La figura di Mindszenty significa per il mondo di oggi una fermezza di fede. Da uomo incrollabile ha cercato di difendere la propria fede anche a costo di grandi sofferenze, perché quando è stato imprigionato nel 1948, ha subito persecuzioni che si possono paragonare a quelle dei primi secoli cristiani. Lo spogliarono e umiliarono per 39 giorni di seguito - lui era già cardinale – perché confessasse di essere “nemico del popolo”. Lo minacciarono di portarlo in questo stato di umiliazione dalla madre ormai anziana. Ma lui non è mai crollato nella sua fede. Io penso che questo sia molto importante. Un’altra cosa significativa è stato il suo martirio. Non è stato un martirio nel senso tecnico della parola, cioè si parla di un martirio bianco. Era disposto a sopportare ogni sacrificio per la propria fede, per difendere questa fede, credendo nel trionfo della fede. Io ho pregato sulla sua tomba volendo sottolineare questa grande testimonianza di fede.

D. - In Polonia o in Ungheria i giovani non sanno quasi niente di quest’epoca di persecuzione contro la Chiesa da parte dei regimi atei. Non conoscono bene neanche figure come il cardinali Wyszynski o Mindszenty. L’Ungheria e la Polonia hanno combattuto spesso insieme per la libertà. Che cosa possono fare oggi per rinnovare l’Europa cristiana?

R. - Io penso che uno dei mali che riscontriamo nelle nostre società sia proprio non rendersi conto dell’insegnamento della storia. La storia comunista è molto significativa anche per i nostri tempi. Praticamente, il comunismo si proclamava una teoria progressista, del futuro, scientifica, prendendo di portare il paradiso nel mondo. Invece era molto crudele, distruggeva tutti i valori. Io penso che anche oggi dobbiamo imparare da quegli anni, perché anche oggi dobbiamo essere attenti. Non tutto quello che si proclama come progresso, come scienza, in realtà è tale. Dobbiamo essere critici. Ricordando questo periodo tragico del comunismo, io penso che potrebbe aiutarci a vivere meglio oggi, cioè essere critici verso certe correnti che riscontriamo nel mondo. Comunque, dispiace il fatto che non si ricordino questi grandi eroi nelle nostre patrie.

D. - Come ricorda il cardinale Mindszenty nella sua omelia?

R. – La mia riflessione parte dalle letture della Domenica. Così, ricordando il suo martirio e la sua fede, voglio sottolineare che il cardinale Mindszenty era guidato dalla forza dello Spirito Santo. Gesù ha detto: “Lo Spirito Santo che scenderà su di voi, vi insegnerà ogni cosa”, cioè sarà una luce. Il Signore, prima della sua Ascensione, ha detto ai discepoli: “Avrete la forza dello Spirito Santo” … e gli Apostoli, che erano semplici pescatori di Palestina, sono andati in tutto il mondo e hanno dimostrato una grande intelligenza di fede e una grande forza. Tutti hanno affrontato il martirio ed erano semplici pescatori. Era la luce dello Spirito Santo. E io vorrei sottolineare questo fatto che il cardinale Mindszenty si è lasciato guidare dalla luce e dalla forza dello Spirito Santo. Vorrei anche esortare tutti i presenti a questa cerimonia ad aprire i cuori e le menti a questa luce, a questa forza per il bene dell’Ungheria, per il bene dell’Europa e per il bene del mondo.







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