Il cardinale Grocholewski ricorda József Mindszenty a 38 anni dalla morte
Celebrazione eucaristica oggi pomeriggio a Roma, nella Chiesa di Santo Stefano Rotondo
al Celio, in occasione del 38.mo anniversario della morte del Servo di Dio József
Mindszenty, primate d’Ungheria durante il regime comunista ungherese. A presiedere
il rito, il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione
cattolica. La celebrazione è organizzata dall’Ambasciata di Ungheria presso la Santa
Sede, dal Pontificio Istituto Ecclesiastico Ungherese e dalla Fondazione di Santo
Stefano. Cosa significa per il mondo di oggi la figura di questo porporato? Marta
Vertse lo ha chiesto allo stesso cardinale Zenon Grocholewski:
R.
- La figura di Mindszenty significa per il mondo di oggi una fermezza di fede. Da
uomo incrollabile ha cercato di difendere la propria fede anche a costo di grandi
sofferenze, perché quando è stato imprigionato nel 1948, ha subito persecuzioni che
si possono paragonare a quelle dei primi secoli cristiani. Lo spogliarono e umiliarono
per 39 giorni di seguito - lui era già cardinale – perché confessasse di essere “nemico
del popolo”. Lo minacciarono di portarlo in questo stato di umiliazione dalla madre
ormai anziana. Ma lui non è mai crollato nella sua fede. Io penso che questo sia molto
importante. Un’altra cosa significativa è stato il suo martirio. Non è stato un martirio
nel senso tecnico della parola, cioè si parla di un martirio bianco. Era disposto
a sopportare ogni sacrificio per la propria fede, per difendere questa fede, credendo
nel trionfo della fede. Io ho pregato sulla sua tomba volendo sottolineare questa
grande testimonianza di fede.
D. - In Polonia o in Ungheria i giovani non
sanno quasi niente di quest’epoca di persecuzione contro la Chiesa da parte dei regimi
atei. Non conoscono bene neanche figure come il cardinali Wyszynski o Mindszenty.
L’Ungheria e la Polonia hanno combattuto spesso insieme per la libertà. Che cosa possono
fare oggi per rinnovare l’Europa cristiana?
R. - Io penso che uno dei mali
che riscontriamo nelle nostre società sia proprio non rendersi conto dell’insegnamento
della storia. La storia comunista è molto significativa anche per i nostri tempi.
Praticamente, il comunismo si proclamava una teoria progressista, del futuro, scientifica,
prendendo di portare il paradiso nel mondo. Invece era molto crudele, distruggeva
tutti i valori. Io penso che anche oggi dobbiamo imparare da quegli anni, perché anche
oggi dobbiamo essere attenti. Non tutto quello che si proclama come progresso, come
scienza, in realtà è tale. Dobbiamo essere critici. Ricordando questo periodo tragico
del comunismo, io penso che potrebbe aiutarci a vivere meglio oggi, cioè essere critici
verso certe correnti che riscontriamo nel mondo. Comunque, dispiace il fatto che non
si ricordino questi grandi eroi nelle nostre patrie.
D. - Come ricorda il
cardinale Mindszenty nella sua omelia?
R. – La mia riflessione parte dalle
letture della Domenica. Così, ricordando il suo martirio e la sua fede, voglio sottolineare
che il cardinale Mindszenty era guidato dalla forza dello Spirito Santo. Gesù ha detto:
“Lo Spirito Santo che scenderà su di voi, vi insegnerà ogni cosa”, cioè sarà una luce.
Il Signore, prima della sua Ascensione, ha detto ai discepoli: “Avrete la forza dello
Spirito Santo” … e gli Apostoli, che erano semplici pescatori di Palestina, sono andati
in tutto il mondo e hanno dimostrato una grande intelligenza di fede e una grande
forza. Tutti hanno affrontato il martirio ed erano semplici pescatori. Era la luce
dello Spirito Santo. E io vorrei sottolineare questo fatto che il cardinale Mindszenty
si è lasciato guidare dalla luce e dalla forza dello Spirito Santo. Vorrei anche esortare
tutti i presenti a questa cerimonia ad aprire i cuori e le menti a questa luce, a
questa forza per il bene dell’Ungheria, per il bene dell’Europa e per il bene del
mondo.