Erdogan: i raid aerei sulla Siria sono inaccettabili
I raid israeliani sulla Siria sono inaccettabili: lo ha detto ieri il premier turco
Erdogan, a tre giorni dal blitz su Damasco che avrebbe causato oltre 120 morti, in
maggior parte militari e che il governo siriano accusa sia stato fatto utilizzando
uranio impoverito. Erdogan ha inoltre chiesto l’intervento dell’Onu per evitare nuovi
attacchi, mentre l’Iran ha chiesto formalmente un'indagine dell'Onu. Intanto i ribelli
hanno annunciato di avere nelle loro mani 4 Caschi blu per assicurarne la protezione.
E fa discutere la nota della Commissione Onu d'inchiesta sui crimini di guerra in
Siria, da cui emerge che non ci sono prove "definitive" sull'uso di "armi chimiche”
durante il conflitto. Una presa di posizione che giunge all'indomani delle dichiarazioni
di Carla Del Ponte, membro della commissione, la quale ha parlato dell'uso del gas
sarin da parte dei ribelli. Sulla posizione dell’Onu in relazione all’uso di gas letali,
Massimiliano Menichetti ha intervistato il prof. Claudio Lo Jacono,
direttore della rivista "Oriente moderno":
R. – Ho sentito
le dichiarazioni di Carla Del Ponte e parlava di possibilità, con indizi molto forti,
ma lei stessa non ha mai dato la certezza che fossero state usate armi chimiche dai
ribelli. Ha parlato di situazione verosimile. Secondo me, quindi, l’Onu ha semplicemente
sottolineato questo aspetto. Non mi sembra ci sia un vero e proprio contrasto.
D.
– Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha detto che entro 24-48 ore, nel
momento in cui ci fosse il via libera di Damasco, sarebbe pronto a mandare inviati
per accertare l’utilizzo di queste armi chimiche. Succederà mai?
R. – Che Damasco
dia questo permesso, mi permetto di dubitarne. Naturalmente me lo auguro. Un’autorizzazione
a intervenire da parte dell’Onu su un teatro caldissimo come quello della Siria non
potrebbe che portare l’accertamento della situazione a successivi sviluppi positivi,
perché siamo veramente nel marasma delle informazioni e, in questa baraonda delle
organizzazioni anti Assad. Si sa quello che pensa Assad e quello che vuole. Non abbiamo
invece una chiarissima idea dello schieramento a lui avverso. E’ uno schieramento
multiforme e totalmente disomogeneo, perché vi sono presenti patrioti e liberali.
Ci sono fondamentalisti islamici, gruppi – come si è anche visto anche nel sequestro
del giornalista de La Stampa – che fanno quasi una guerra a sé, in funzione puramente
religiosa, contraria al regime alawita di Assad. Altri lottano per la libertà, per
principi e nuovi orientamenti politici...
D. – Stati Uniti e Russia sembrano
avvicinarsi sulle strategie per risolvere la crisi siriana. Rimane distante la Cina...
R.
– C’è da augurarsi che questa comunione d’intenti possa trovare un riscontro nella
realtà. Non c’è dubbio che la Cina e che la Russia abbiano in qualche modo tenuto
in piedi il regime. Non so se con rifornimento anche di armi, ma in ogni caso, politicamente,
hanno evitato un intervento più efficiente dell’Onu. Da questo punto di vista, sono
stati un ostacolo per la pacificazione. Sicuramente, un intervento pacificatore poteva
avvenire molto tempo prima e sarebbe potuto avvenire se la Russia non avesse opposto
il suo veto a misure contrarie ad Assad.
D. – Le tensioni stanno aumentando
nell’area anche per il raid israeliano di domenica in Siria… R. - L’attacco fa
correre il rischio a Israele di un riavvicinamento, in qualche modo, non solo tra
Siria e Arabia Saudita, ma anche tra Iran e Arabia Saudita, nel nome di un astratto
dovere di solidarietà islamica.