Violente manifestazioni islamiche in Bangladesh: appello alla pace dell'arcivescovo
di Dacca
Sarebbe di quasi 30 morti il bilancio delle violenze scatenate domenica da gruppi
fondamentalisti islamici, che hanno manifestato a Dacca, chiedendo una legge sulla
blasfemia, che preveda pene severe e addirittura la pena di morte. Forte l’appello
alla pacificazione dell’arcivescovo della capitale, mons. Patrick D’Rozario, che in
un messaggio chiede “uno sforzo di buona volontà da parte di tutte le componenti della
società, affinché si riconoscano i diritti di ogni credente di qualsiasi credo religioso,
per costruire nel Paese solidarietà, armonia e pace”. Sulla grave situazione che,
dopo il crollo del palazzo a Dacca, riporta il Bangladesh all’attenzione delle cronache
internazionali, Giancarlo La Vella ha intervistato Emanuele Giordana,
presidente del sito di attualità internazionale Lettera 22:
R. – E’ una
situazione che in realtà si conosce da tempo; oggi ha assunto dimensioni che solo
fino a ieri non si potevano immaginare: decine di migliaia di persone in piazza che
continuano a combattere una sorta di battaglia, nel corso della quale si sono sentiti
slogan del tipo: “Impicchiamo i miscredenti”. Fortunatamente, il governo laico di
Dacca dice che le leggi del Bangladesh sono sufficienti a punire chi offende la religione,
sottolineando che "non si vuole che una religione di pace sia utilizzata per violenze".
La verità di questo Paese è che l’altro grosso gruppo di opposizione in realtà ha
appoggiato gruppi islamici, negli anni passati, per fortificarsi, come è stato fatto
in Pakistan, cioè coltivando piccole cellule radicali, che poi sono diventati movimenti
popolari, che sfruttano il malcontento che non è solo di carattere religioso, ma soprattutto
economico, come ha rivelato il crollo del Rana Palace, dove sono morte ormai circa
650 persone. E non è un caso che gli animi siano così infiammati dopo quella terribile
vicenda, con la gente che guadagna solo un dollaro al giorno e il clima rovente.
Così gli islamisti radicali sono riusciti a trovare il varco per portare avanti queste
deliranti richieste di una legge sulla blasfemia, che prevede addirittura la pena
capitale per chi offenda la religione islamica.
D. – Una situazione in Bangladesh,
dunque, difficile per le altre minoranze religiose: quella cristiana, in particolare
…
R. – Naturalmente in questi casi, poi, a pagare sono sempre le minoranze.
Se io fossi un cattolico o un indù in questi giorni eviterei la piazza. Basta dire
che il corrispondente dell’emittente del Qatar Al Jazeera, che sta dando le notizie
da Dacca in questi giorni, non ha voluto dire il suo nome, proprio perché pensa che
possa essere in pericolo per quello che racconta.
D. – Questa situazione è
frutto di un Paese che è sempre in emergenza, che non ha mai raggiunto una stabilità
…
R. – Questo sì: infatti, la lotta per l’indipendenza dal Pakistan è stata
una lotta difficile; poi è stata altrettanto difficile la ricostruzione. Questo Paese,
poi, ha avuto un boom economico importante negli ultimi 20 anni, con una grande accelerazione
negli ultimi anni, ma con enormi disparità. Questa situazione ha portato quindi, all’inasprimento
della situazione sociale e questo sicuramente non aiuta questo Paese, che va aiutato
a dare maggiori garanzie ai suoi lavoratori. Questo sicuramente aiuterebbe a spegnere
anche questi focolai, che in realtà utilizzano la religione per destabilizzare la
situazione e il quadro politico generale.