2013-05-06 15:10:12

Violente manifestazioni islamiche in Bangladesh: appello alla pace dell'arcivescovo di Dacca


Sarebbe di quasi 30 morti il bilancio delle violenze scatenate domenica da gruppi fondamentalisti islamici, che hanno manifestato a Dacca, chiedendo una legge sulla blasfemia, che preveda pene severe e addirittura la pena di morte. Forte l’appello alla pacificazione dell’arcivescovo della capitale, mons. Patrick D’Rozario, che in un messaggio chiede “uno sforzo di buona volontà da parte di tutte le componenti della società, affinché si riconoscano i diritti di ogni credente di qualsiasi credo religioso, per costruire nel Paese solidarietà, armonia e pace”. Sulla grave situazione che, dopo il crollo del palazzo a Dacca, riporta il Bangladesh all’attenzione delle cronache internazionali, Giancarlo La Vella ha intervistato Emanuele Giordana, presidente del sito di attualità internazionale Lettera 22:RealAudioMP3

R. – E’ una situazione che in realtà si conosce da tempo; oggi ha assunto dimensioni che solo fino a ieri non si potevano immaginare: decine di migliaia di persone in piazza che continuano a combattere una sorta di battaglia, nel corso della quale si sono sentiti slogan del tipo: “Impicchiamo i miscredenti”. Fortunatamente, il governo laico di Dacca dice che le leggi del Bangladesh sono sufficienti a punire chi offende la religione, sottolineando che "non si vuole che una religione di pace sia utilizzata per violenze". La verità di questo Paese è che l’altro grosso gruppo di opposizione in realtà ha appoggiato gruppi islamici, negli anni passati, per fortificarsi, come è stato fatto in Pakistan, cioè coltivando piccole cellule radicali, che poi sono diventati movimenti popolari, che sfruttano il malcontento che non è solo di carattere religioso, ma soprattutto economico, come ha rivelato il crollo del Rana Palace, dove sono morte ormai circa 650 persone. E non è un caso che gli animi siano così infiammati dopo quella terribile vicenda, con la gente che guadagna solo un dollaro al giorno e il clima rovente. Così gli islamisti radicali sono riusciti a trovare il varco per portare avanti queste deliranti richieste di una legge sulla blasfemia, che prevede addirittura la pena capitale per chi offenda la religione islamica.

D. – Una situazione in Bangladesh, dunque, difficile per le altre minoranze religiose: quella cristiana, in particolare …

R. – Naturalmente in questi casi, poi, a pagare sono sempre le minoranze. Se io fossi un cattolico o un indù in questi giorni eviterei la piazza. Basta dire che il corrispondente dell’emittente del Qatar Al Jazeera, che sta dando le notizie da Dacca in questi giorni, non ha voluto dire il suo nome, proprio perché pensa che possa essere in pericolo per quello che racconta.

D. – Questa situazione è frutto di un Paese che è sempre in emergenza, che non ha mai raggiunto una stabilità …

R. – Questo sì: infatti, la lotta per l’indipendenza dal Pakistan è stata una lotta difficile; poi è stata altrettanto difficile la ricostruzione. Questo Paese, poi, ha avuto un boom economico importante negli ultimi 20 anni, con una grande accelerazione negli ultimi anni, ma con enormi disparità. Questa situazione ha portato quindi, all’inasprimento della situazione sociale e questo sicuramente non aiuta questo Paese, che va aiutato a dare maggiori garanzie ai suoi lavoratori. Questo sicuramente aiuterebbe a spegnere anche questi focolai, che in realtà utilizzano la religione per destabilizzare la situazione e il quadro politico generale.

Ultimo aggiornamento: 7 maggio







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