Guatemala: dopo gli scontri sulle miniere la Chiesa chiede di fermare la violenza
Un appello a mantenere la calma e l'unità dinanzi agli ultimi episodi di violenza
è stato rivolto alla popolazione da mons. Julio Cabrera Ovalle, vescovo di Jalapa.
Mons. Cabrera ricorda inoltre alle autorità che hanno il compito e la responsabilità
di sradicare la violenza dei gruppi criminali presenti nella zona. Il testo sottolinea,
però che l'azione del governo in questo compito, deve essere svolta "senza calpestare
i diritti delle comunità e senza intimidire i leader sociali e religiosi che promuovono
manifestazioni pacifiche seguendo le prescrizioni della legge". La diocesi guatemalteca
di Jalapa aveva già espresso la propria preoccupazione per i provvedimenti adottati
nei confronti della comunità indigena di Xinca di Santa Maria Xalapan, a Jalapa, quando
il 2 maggio le forze militari hanno occupato quattro villaggi nel sud-est del Guatemala,
imponendo lo "stato di emergenza" Questa misura è stata imposta dal governo dopo gli
scontri tra la polizia e gli oppositori del progetto minerario assegnato a una società
canadese, l'ultimo di una serie di conflitti sull'estrazione delle risorse naturali,
scoppiati di recente. Negli scontri sono morte due persone e molte altre sono rimaste
ferite. Il presidente Otto Pérez ha annunciato che il provvedimento durerà 30 giorni
ed è necessario per ripristinare l'ordine e la calma, mentre i leader delle comunità
e la Chiesa cattolica, come si afferma nel comunicato della diocesi di Jalapa, ribattono
che "all'origine del conflitto sociale della zona, vi sono i progetti minerari e la
scarsa o nulla informazione su di essi data alla popolazione. Siamo sicuri che se
il governo avesse dato ascolto alle richieste della gente non si sarebbe sviluppata
la pressione sociale che ha portato all'attuale situazione. Sembra che si proteggono
gli interessi delle società minerarie contro gli interessi della popolazione". (R.P.)