2013-05-06 12:51:42

Centrafrica: appello dei vescovi contro le violenze dei ribelli Seleka


“Mai più questo, no all’impunità”. È il titolo della lettera inviata al nuovo Presidente centrafricano, Michel Am-Nondroko Djotodia, dai tre vescovi della diocesi metropolita di Bangui: mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui; mons. Nestor Désiré Nongo Aziagbia, vescovo di Bossangoa; mons. Cyr Nestor Yapaupa, vescovo di Alindao. “In vicinanza con il popolo che soffre e spinto dalla sollecitudine pastorale” i vescovi “con umiltà” propongo al Presidente alcune proposte per far uscire la Repubblica Centrafricana, dalla crisi iniziata lo scorso dicembre e che continua anche dopo la conquista di Bangui dai ribelli della coalizione Seleka, la cacciata dell’ex Presidente François Bozizé e l’instaurazione del nuovo regime. I vescovi - riferisce l'agenzia Fides - criticano la logica di guerra, che ha condotto all’attuale situazione (pur riconoscendo come vere alcune rivendicazioni avanzata dai ribelli: povertà, mancanza di acqua e di elettricità), e denunciano le violenze commesse contro la popolazione da parte dei membri di Seleka: torture; violenze sessuali contro donne e ragazze (alcune delle quali si sono suicidate); arruolamento di bambini soldato; sfollamento della popolazione; saccheggi di edifici pubblici, ospedali, scuole. “I centrafricani sono ormai considerati come bestie da soma che bisogna inseguire e uccidere impunemente” affermano i tre presuli. “Quali sono le vere intenzioni di Seleka nei nostri confronti?” chiedono infine i vescovi sottolineando che nelle zone occupate dal movimento ribelle (costituito in gran parte da musulmani stranieri) la popolazione cristiana e le comunità ecclesiali sono state sistematicamente saccheggiate mentre le famiglie musulmane sono state risparmiate. I vescovi domandano al nuovo Presidente di denunciare le violenze di Seleka, di avviare un processo di disarmo, di rimpatriare i beni rubati trasferiti in Ciad e Sudan, e di indennizzare la Chiesa per tutte le proprietà “rubate, saccheggiate o vandalizzate”. (R.P.)







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