Il card. Vallini: dobbiamo avere fiducia nei giovani per la nuova evangelizzazione
Rinnovare l’evangelizzazione nell’ambiente universitario, partendo dai ragazzi come
testimoni per quei loro coetanei, che non vivono o non conoscono l’esperienza della
fede. Questo l’obiettivo del convegno “Comunicare la fede ai giovani universitari”,
promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria, che si è svolto questa
mattina a Roma presso il Seminario Romano Maggiore. L’incontro ha visto la partecipazione
e il confronto tra universitari impegnati attivamente nella vita della pastorale,
docenti e cappellani degli atenei romani. Il servizio di Marina Tomarro:
Comunicare la
fede ai giovani e, nello stesso tempo, aiutare loro a diventare annunciatori della
Buona Novella verso i coetanei ancora lontani dalla fede. Sul tema, la riflessione
del cardinale vicario della diocesi di Roma, Agostino Vallini, che ha partecipato
all’incontro:
R. - Non è un problema di strategia, di organizzazione. Innanzitutto
è vivere la fede: viverla come gioia della vita, come pienezza di vita. Dopodiché
raccontare la propria vita, affermando con molta chiarezza che la presenza del Signore
Vivo, che ha trasformato te, potrà trasformare anche i tuoi interlocutori. Questo
messaggio credibile diventa forte, perché è vita, non è teorica, non è dottrina. Tutto
questo porta all’esperienza di una testimonianza che lascia il segno.
D. -
Ma queste giovani generazioni in che modo possono aiutare la Chiesa nella nuova evangelizzazione,
secondo lei?
R. - Io vedo, con tanta fiducia, i giovani non solo interessati,
ma che già vivono questa esperienza, bisognosi e desiderosi anche di farla crescere,
di fortificarla. Dobbiamo avere fiducia nei giovani!
Ma in che modo oggi i
giovani cattolici cercano di trasmettere il messaggio del Vangelo ai loro amici? Ecco
l’esperienza di due universitari, Selenia Laspina e Pietro Bufano:
R.
- Si può comunicare la fede con il servizio verso gli altri, quindi attraverso opere
di solidarietà, donando proprio se stessi. Roma è una città grandissima e ci sono
persone che hanno veramente bisogno. Quindi si può contribuire in tanti modi e, appunto,
manifestare la fede. Questo è quello che, a volte, io propongo ai miei colleghi: testimoniare
il Vangelo, quello che ci ha insegnato il Cristo.
R. - Innanzitutto essere
testimone io stesso della fede ai miei coetanei. Credo che questo sia l’unica o la
via principale: dare l’esempio agli altri e far vedere che dove c’è il Signore c’è
fratellanza, c’è accoglienza. E’ poi tutto un motore per poter lavorare al meglio
anche nelle attività quotidiane di ognuno di noi.
D. - Molti tuoi coetanei
magari non sono credenti: qual è allora il modo migliore per parlare anche con loro,
per avvicinarli alla bellezza della fede?
R. - Credo far notare loro che chi
è vicino a Dio è disposto anche a farsi amico degli altri. Tramite questo possono
capire che possono contare su qualcuno, che possono vedere una figura di sostegno,
di amicizia.
Sulle conclusioni dell’incontro, il commento del vescovo Lorenzo
Leuzzi, delegato per la pastorale universitaria diocesana di Roma:
R.
- Credo che il convegno abbia posto davvero alcuni punti fermi e anzitutto la comunione.
Dopo tanti anni di cammino, realtà diverse - come la parrocchia, la cappellania universitaria
e il collegio universitario - sono disponibili a camminare insieme, nella consapevolezza
che l’evangelizzazione e la comunicazione della fede ai giovani universitari oggi
ha bisogno di una pluralità di esperienze. Viene fuori un’immagine di realtà concrete
- sia a livello personale che comunitario - desiderose di impegnarsi in una evangelizzazione
dei tanti giovani che molte volte, per tanti anni, hanno lasciato la parrocchia, una
vita cristiana, ma che in università possono essere incontrati perché sono presenti
le cappellanie universitarie... sono presenti anche tante realtà che possono diventare
punti di riferimento e di aggregazione per i lontani.