Viterbo, feto in un cassonetto. Cav: tutele a chi partorisce in anonimato
Shock e rammarico per l’abbandono di un feto di sette mesi a Viterbo. Il corpo della
piccola è stato ritrovato senza vita ieri sera in un cassonetto del centro storico.
Fermata la madre, una giovane rumena di 24 anni, che si era presentata all'ospedale
di Belcolle con un'emorragia in atto. Si tratta dell’ennesima tragedia che poteva
essere evitata, anche grazie alle leggi che tutelano il parto in anonimato. Marco
Guerra ne ha parlato con la dott.ssa Maria Fanti,responsabile del
Centro di aiuto alla vita di Viterbo:
R. – Il brivido
che mi è corso nelle membra è perché ci ritroviamo, ancora una volta, con una creatura
gettata tra i rifiuti. C’è un senso d’impotenza nel non poter raggiungere queste mamme,
spesso nella paura, nella solitudine, nell’ignoranza, che non sanno che esistono realtà
che potrebbero aiutarle, tutelarle, sotto ogni punto di vista, anche per quanto riguarda
i servizi sanitari. Pare che questa bimba sia nata con un parto prematuro: bastava
andare in ospedale e la donna sarebbe stata accudita e forse la bimba si sarebbe anche
salvata. Quindi, si ignora che esistono delle leggi in Italia che permettono l’assistenza
anche a chi è clandestino.
D. – Dunque, era una tragedia evitabile. Che difficoltà
affrontate sul terreno a raggiungere certe categorie di persone?
R. – Ogni
volta l’approccio con una donna, con una mamma è sempre nel pieno rispetto di chi
abbiamo davanti. Braccia aperte e massima accoglienza, ascolto e proposte di aiuti
concreti a favore di queste donne, che hanno difficoltà. Le difficoltà le troviamo
eventualmente nel raggiungerle. Per esempio, molte da noi arrivano con il passaparola:
chi è stato aiutato, chi ha ricevuto accoglienza – un ascolto, un abbraccio – indirizza
a noi l’amica che si trova in difficoltà, la persona che potrebbe avere bisogno. Il
fatto, però, è avvenuto, fuori Porta del Carmine, il quartiere del centro storico
a pochi passi dalla Casa di accoglienza, nata 12 anni fa proprio per aiutare le mamme
in difficoltà. Per la Giornata per la vita, ad esempio, noi distribuiamo più di 10
mila volantini. Quello che lamentiamo è che comunque, sia nei reparti dell’ospedale,
dove è possibile per queste donne poter accedere e trovare i numeri di telefono, ma
anche nello stesso consultorio, il nostro materiale viene gettato via, eliminato.
D.
– E’ come se fosse diventato politicamente scorretto parlare del dramma dell’aborto
e della possibilità di scegliere per la vita...
R. – Esatto. Sono state fatte
delle considerazioni recentemente sul fatto che dovrebbero nascere meno figli a causa
della crisi economica. Ma economisti di fama mondiale hanno riconosciuto che la crisi
economica nasce da una crisi demografica, per cui il tema dell’ultima Giornata per
la vita è proprio “generare la vita, riduce la crisi, supera la crisi”. C’è un disprezzo
diffuso per la vita, tanto che il cucciolo dell’uomo vale ancor meno di un cucciolo
d’animale. Mi vengono i brividi al pensiero che quanto accaduto a Viterbo sia stato
scoperto, ma chissà quanti altri bambini finiscono nell’inceneritore con il beneplacito
di tutti: perché l’importante è non vedere. Vorrei ci fosse una maggiore pubblicità
al parto in anonimato, che si facciano conoscere le nostre associazioni di volontariato,
che ci sia una degna sepoltura per le vittime dell’aborto e che le donne proprio per
questo non vengano lasciate sole.