Tour di Obama in Messico e Costa Rica: impegno a lotta contro narcotraffico
E’ atteso in Costa Rica il presidente americano Obama dove prenderà parte al vertice
del Sica, Sistema di Integrazione centramericana, in programma fino a domani a San
Josè. Un summit che è stato preceduto dalla tappa messicana di Obama nella quale ha
portato all’attenzione del suo omologo Nieto i temi dell’immigrazione clandestina
e la lotta ai cartelli della droga. Al centro dei colloqui con il suo omologo Nieto
i temi dell’immigrazione clandestina e la lotta ai cartelli della droga. Secondo recenti
studi, dal Centramerica arriverebbe il 90% della cocaina distribuita negli Stati Uniti.
In proposito, Benedetta Capelli ha intervistato Andrea Amato, ed autore
del libro: “L'impero della cocaina. Dalla Colombia all'Italia fino agli Stati Uniti:
viaggio in presa diretta nel traffico dell'oro bianco”, edito da Newton Compton:
R. - Negli ultimi
12 anni di governi di destra, in Messico, le frontiere sono state abbastanza dei colabrodo
- dal mio punta di vista - sia in entrata che in uscita per traffici illeciti ma anche
per traffici regolari. Con l’elezione di Nieto, cioè di un nazionalista, questa tendenza
dovrebbe cambiare ed è per questo motivo che Obama si è recato subito in Messico per
incontrarlo e per stipulare degli accordi bilaterali. Il tema del narcotraffico è
ovviamente centrale per gli Stati Uniti: si parla di investimenti per la lotta al
narcotraffico, da parte di Obama, per un miliardo di dollari.
D. - Tra l’altro
il Messico è il terzo partner commerciale degli Stati Uniti, con scambi che ammontano
addirittura a 500 miliardi di dollari l’anno…
R. - C’è un legame politico molto
forte tra Barack Obama e il Messico: Obama, sia nella prima ma soprattutto in questa
seconda rielezione, ce l’ha fatta soprattutto grazie ai voti degli immigrati messicani
negli Stati Uniti. Negli Stati del Sud, tradizionalmente conservatori e repubblicani
come New Mexico, Texas e California, Obama ce l'ha fatta soprattutto grazie ai voti
messicani. Questi incontri bilaterali tendono soprattutto a implementare uno sviluppo
economico nel Messico: fino ad oggi il Messico è stato quasi un Stato satellite statunitense,
dove gli Stati Uniti hanno principalmente preso risorse. Questo incontro ha messo
invece le basi per un rapporto più alla pari tra Messico e Stati Uniti, quindi si
è puntato sullo sviluppo economico ma anche e soprattutto culturale, con un occhio
di riguardo all’istruzione, allo sviluppo educativo del Messico per poter così dare
futuro al Paese.
D. - Uno degli obiettivi di questo tour di Obama in America
centrale è anche quello di capire un po’ meglio qual è la collaborazione sul fronte
dell’immigrazione, perché gli Stati Uniti sono pronti a varare la riforma, che riguarderà
addirittura 11 milioni di “latinos”…
R. - Obama ha ben chiaro il peso dei voti
degli immigrati messicani, ma soprattutto ha anche ben chiara la loro forza produttiva.
Inoltre, gli Stati Uniti hanno ancora delle politiche di integrazione e di sviluppo
sugli immigrati e quindi il tema dell’immigrazione è ben chiaro a Obama sia politicamente
che economicamente.
D. - Ma le misure di contrasto all’immigrazione clandestina
sono state efficaci fino ad oggi oppure no?
R. - No, fino ad oggi tutto era
molto, molto blando. Anche il muro eretto al confine con Texas era più simbolico che
non effettivo ed efficace. Per questo negli ultraconservatori degli Stati del Sud,
sono nate le famigerate ronde e gli squadroni della morte che si facevano giustizia
da soli. La novità della politica di Obama in questo secondo mandato è sull’integrazione
e quindi prendere atto che fermare il flusso immigratorio da Sud verso Nord è impossibile:
si può controllarlo dal punto di vista della criminalità, ma deve poi essere integrato
sul suolo americano.