Il Papa: la Chiesa deve essere coraggiosa, no ai cristiani tiepidi
Tutti i cristiani hanno il dovere di trasmettere la fede con coraggio. E’ l’esortazione
che Papa Francesco ha rivolto ai fedeli presenti alla Messa nella Cappella della Casa
Santa Marta nella festa dei Santi Filippo e Giacomo. Il Papa ha sottolineato che Gesù
ci invita ad avere coraggio anche nella preghiera ed ha esortato i cristiani a non
essere “tiepidi”. Alla Messa - concelebrata con l’arcivescovo Claudio Maria Celli,
presidente del dicastero delle Comunicazioni Socali - hanno preso parte le Guardie
Svizzere Pontificie con il loro comandante Daniel Rudolf Anrig. Al termine della celebrazione,
il Papa ha rivolto loro un particolare saluto. La vostra, ha detto, “è una bella testimonianza
di fedeltà alla Chiesa” e di “amore per il Papa”. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Che il Signore
ci dia a tutti noi” la “grazia del coraggio” e la "perseveranza" nella preghiera.
E’ quanto affermato da Papa Francesco che ha incentrato la sua omelia proprio sul
tema del coraggio nell’annuncio del Vangelo. Tutti noi cristiani che abbiamo ricevuto
la fede, ha detto, “dobbiamo trasmetterla”, “dobbiamo proclamarla con la nostra vita,
con la nostra parola”. Ma qual è dunque questa fede fondamentale? E’, ha sottolineato
il Papa, la “fede in Gesù Risorto, in Gesù che ci ha perdonato i peccati con la sua
morte e ci ha riconciliato con il Padre”:
“E trasmettere questo chiede a
noi di essere coraggiosi: il coraggio del trasmettere la fede. Un coraggio, alcune
volte, semplice. Io ricordo - scusatemi - una storia personale: da bambino mia nonna
ogni Venerdì Santo ci portava alla Processione delle Candele e alla fine della processione
arrivava il Cristo giacente e la nonna ci faceva inginocchiare e ci diceva, a noi
bambini: ‘Guardate è morto, ma domani sarà risorto!’. La fede è entrata così: la fede
in Cristo morto e risorto. Nella storia della Chiesa sono stati tanti, tanti che hanno
voluto come un po’ sfumare questa certezza forte e parlano di una resurrezione spirituale.
No, Cristo è vivo!”.
“Cristo è vivo” ed è “anche vivo fra noi!”, ha ribadito
Papa Francesco che ha esortato i cristiani ad avere il coraggio di annunciare la sua
Risurrezione, la Buona Notizia. Ma, ha proseguito, c’è anche un altro coraggio che
ci chiede Gesù:
“Gesù - per dirlo un po’ fortemente - ci sfida alla preghiera
e dice cosi: ‘Qualunque cosa chiederete nel mio nome la farò perché il Padre sia glorificato
nel Figlio’. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò… Ma è forte questo!
Abbiamo il coraggio di andare da Gesù e chiedergli così: ‘Ma tu hai detto questo,
fallo! Fa che la fede vada avanti, fa che la evangelizzazione vada avanti, fa che
questo problema che ho venga risolto…’. Abbiamo questo coraggio nella preghiera? O
preghiamo un po’ così, come si può, spendendo un po’ di tempo nella preghiera? Ma
quel coraggio, quella parresia anche nella preghiera…”.
Il
Papa ha così ricordato come nella Bibbia leggiamo che Abramo e Mosè hanno il coraggio
di “negoziare col Signore”. Un coraggio “in favore degli altri, in favore della Chiesa”
che serve anche oggi:
“Quando la Chiesa perde il coraggio, entra nella Chiesa
l’atmosfera di tepore. I tiepidi, i cristiani tiepidi, senza coraggio… Quello fa tanto
male alla Chiesa, perché il tepore ti porta dentro, incominciano i problemi fra noi;
non abbiamo orizzonti, non abbiamo coraggio, né il coraggio della preghiera verso
il cielo e neppure il coraggio di annunziare il Vangelo. Siamo tiepidi… E noi abbiamo
il coraggio di immischiarci nelle nostre piccole cose, nelle nostre gelosie, nelle
nostre invidie, nel carrierismo, nell’andare avanti egoisticamente… In tutte queste
cose, ma questo non fa bene alla Chiesa: la Chiesa deve essere coraggiosa! Noi tutti
dobbiamo essere coraggiosi nella preghiera, sfidando Gesù".