2013-05-03 15:53:23

Giornata per la libertà di stampa. L'Onu: verità diritto dovere di tutti


“Tutti i governi devono proteggere la sicurezza dei giornalisti”. E’ uno degli auspici più forti presenti nel messaggio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, per l’odierna Giornata mondiale per la libertà di stampa. La ricerca della verità – afferma ancora – è un dovere e un diritto, tutti devono essere messi in condizione di parlare liberamente. Un appello particolarmente significativo di fronte ai recenti sequestri di giornalisti in aree calde del mondo e di fronte ai numeri drammatici riportati dall’Onu: negli ultimi dieci anni, in 600 hanno perso la vita sul lavoro. Quanto è importante oggi la tutela di un diritto come la libertà di stampa? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Mimmo Candito, presidente di Reporter Senza Frontiere Italia:RealAudioMP3

R. – E’ importante, perché la libertà di stampa è uno dei fondamenti di ogni società democratica aperta. Non vi è una società democratica, se non vi è conoscenza reale di ciò che passa all’interno della storia e della vita di questa società. E questo passaggio inevitabilmente viene veicolato dai mezzi di comunicazione di massa: da giornali, radio, televisione, Internet, anche il telefonino arrivano notizie e, sulla base della conoscenza, si crea la consapevolezza dell’opinione pubblica. E non esiste società democratica, se non c’è un’opinione pubblica.

D. – La comunicazione della verità fa paura a molti regimi: lo testimoniano la vicenda di Domenico Quirico, ma anche di tanti altri giornalisti che in posti di frontiera, come in Africa, rischiano la vita per questo…

R. – La verità fa male sempre, a tutti i governi, sia dittatoriali o autoritari, anche democratici. Sembra un paradosso, però anche la democrazia ha delle realtà riservate, nelle quali esercita la propria attività. E comunque non dovrebbe temere il giudizio sul disvelamento della sua azione. Invece, talvolta è accaduto che lo svolgimento di questa attività non sia stato sempre volto all’interesse generale, ma condizionato da mille ragioni, di ogni tipo. E allora, occorre che proprio lì intervenga l’azione disvelatrice dei mezzi di comunicazione di massa. Questa azione di disvelamento dovrebbe essere non soltanto protetta, ma anche rafforzata quanto più possibile, perché è in essa che si realizza poi autenticamente il processo democratico di un Paese.

D. – La libertà di stampa, dunque, come stimolo ai governi per tutelare altri diritti fondamentali della persona: questo è un obiettivo facilmente raggiungibile, oggi?

R. – "Facilmente" è un avverbio che io non userei nemmeno alla lontana. Per i regimi dittatoriali, il motivo si capisce bene: non c'è dubbio che si faccia di tutto per nascondere. Il problema più complesso riguarda le società democratiche, dove tra contrapposizione tra l’interesse generale e gli interessi di parte si muove il processo alla conoscenza, che è attivato dai mezzi di comunicazione di massa.

D. – C’è anche l’altro lato della medaglia: la diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione porta ad eccessi. Lo ha denunciato recentemente la presidente italiana della Camera, Laura Boldrini, che è stata oggetto di minacce proprio attraverso mezzi di comunicazione che invece dovrebbero servire ad altro…

R. – Quando i mezzi di comunicazione di massa tradiscono il loro compito di essere al servizio della conoscenza della realtà, non v’è dubbio che sia Internet, sia un giornale o una televisione o una radio producano con violenza. Certamente, il web ha reso ancora più penetrante questo pericolo. Il giornalismo, quando è vero giornalismo – si diceva una volta "è il cane da guardia della società" – dovrebbe essere sempre il controllore del potere, per evitare che questo eserciti le proprie funzioni in termini di non rispetto degli interessi generali. Però, questo comportamento può essere rovesciato e diventare una forma di aggressione proprio attraverso la Rete: questo è ancora più facile che accada e quindi su questo occorre, ovviamente, ancora maggiore attenzione.







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