Giornata per la libertà di stampa. L'Onu: verità diritto dovere di tutti
“Tutti i governi devono proteggere la sicurezza dei giornalisti”. E’ uno degli auspici
più forti presenti nel messaggio del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, per
l’odierna Giornata mondiale per la libertà di stampa. La ricerca della verità – afferma
ancora – è un dovere e un diritto, tutti devono essere messi in condizione di parlare
liberamente. Un appello particolarmente significativo di fronte ai recenti sequestri
di giornalisti in aree calde del mondo e di fronte ai numeri drammatici riportati
dall’Onu: negli ultimi dieci anni, in 600 hanno perso la vita sul lavoro. Quanto è
importante oggi la tutela di un diritto come la libertà di stampa? Giancarlo La
Vella lo ha chiesto a Mimmo Candito, presidente di Reporter Senza Frontiere
Italia:
R. – E’ importante,
perché la libertà di stampa è uno dei fondamenti di ogni società democratica aperta.
Non vi è una società democratica, se non vi è conoscenza reale di ciò che passa all’interno
della storia e della vita di questa società. E questo passaggio inevitabilmente viene
veicolato dai mezzi di comunicazione di massa: da giornali, radio, televisione, Internet,
anche il telefonino arrivano notizie e, sulla base della conoscenza, si crea la consapevolezza
dell’opinione pubblica. E non esiste società democratica, se non c’è un’opinione pubblica.
D. – La comunicazione della verità fa paura a molti regimi: lo testimoniano
la vicenda di Domenico Quirico, ma anche di tanti altri giornalisti che in posti di
frontiera, come in Africa, rischiano la vita per questo…
R. – La verità fa
male sempre, a tutti i governi, sia dittatoriali o autoritari, anche democratici.
Sembra un paradosso, però anche la democrazia ha delle realtà riservate, nelle quali
esercita la propria attività. E comunque non dovrebbe temere il giudizio sul disvelamento
della sua azione. Invece, talvolta è accaduto che lo svolgimento di questa attività
non sia stato sempre volto all’interesse generale, ma condizionato da mille ragioni,
di ogni tipo. E allora, occorre che proprio lì intervenga l’azione disvelatrice dei
mezzi di comunicazione di massa. Questa azione di disvelamento dovrebbe essere non
soltanto protetta, ma anche rafforzata quanto più possibile, perché è in essa che
si realizza poi autenticamente il processo democratico di un Paese.
D. – La
libertà di stampa, dunque, come stimolo ai governi per tutelare altri diritti fondamentali
della persona: questo è un obiettivo facilmente raggiungibile, oggi?
R. – "Facilmente"
è un avverbio che io non userei nemmeno alla lontana. Per i regimi dittatoriali, il
motivo si capisce bene: non c'è dubbio che si faccia di tutto per nascondere. Il problema
più complesso riguarda le società democratiche, dove tra contrapposizione tra l’interesse
generale e gli interessi di parte si muove il processo alla conoscenza, che è attivato
dai mezzi di comunicazione di massa.
D. – C’è anche l’altro lato della medaglia:
la diffusione dei nuovi mezzi di comunicazione porta ad eccessi. Lo ha denunciato
recentemente la presidente italiana della Camera, Laura Boldrini, che è stata oggetto
di minacce proprio attraverso mezzi di comunicazione che invece dovrebbero servire
ad altro…
R. – Quando i mezzi di comunicazione di massa tradiscono il loro
compito di essere al servizio della conoscenza della realtà, non v’è dubbio che sia
Internet, sia un giornale o una televisione o una radio producano con violenza. Certamente,
il web ha reso ancora più penetrante questo pericolo. Il giornalismo, quando è vero
giornalismo – si diceva una volta "è il cane da guardia della società" – dovrebbe
essere sempre il controllore del potere, per evitare che questo eserciti le proprie
funzioni in termini di non rispetto degli interessi generali. Però, questo comportamento
può essere rovesciato e diventare una forma di aggressione proprio attraverso la Rete:
questo è ancora più facile che accada e quindi su questo occorre, ovviamente, ancora
maggiore attenzione.