In Europa dibattito sulla crescita economica, tra rigore e sviluppo
Situazione economica al centro del dibattito europeo, soprattutto per i Paesi più
in crisi. Il neopremier italiano, Enrico Letta, dopo Berlino, si è recato a Bruxelles
per esporre le linee del suo governo. A Lisbona, invece, visita del presidente del
Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy. Lavoro e sviluppo gli obiettivi che potrebbero
sostituire la politica dei sacrifici, che negli ultimi mesi è stata adottata in Portogallo,
Grecia, Spagna e Italia. Ma è possibile un cambiamento del genere? Giancarlo La
Vella ne ha parlato con l’economista Francesco Carlà:
R. - Ormai
è indispensabile, perché vediamo anche i numeri della Cina, che sta facendo registrare
un rallentamento nella sua crescita economica e anche della Germania, dove cominciano
ad avvertire questo genere di problemi. Quindi il terreno, lo scenario sembra più
favorevole rispetto a quello di 18 mesi fa: il punto è che non mi sembra che in Europa
ci siano idee molto chiare e soprattutto non mi pare che siano le medesime all’interno
dei vari Paesi, anche perché ogni Paese d’Europa ha condizioni diverse e priorità
differenti.
D. - Dire più lavoro vuol dire anche produrre beni richiesti dal
mercato generale. Quindi a questo deve affiancarsi una sorta di revisione delle politiche
industriali…
R. - Qui bisogna vedere: la creazione di nuovo lavoro: chi si
pensa che la possa fare? Perché, naturalmente, le scuole di pensiero sono sempre molto
divergenti: c’è chi pensa la possa fare la spesa pubblica; c’è chi pensa, invece,
che la debba fare il mercato con la creazione di condizioni favorevoli allo sviluppo
industriale. Naturalmente poi se parliamo di Italia, la condizione di partenza è che
il nuovo governo dovrebbe essere un po’ un mix, una sintesi tra questi punti di vista.
L’altro aspetto è che ci sono delle iniziative che possono creare lavoro a breve e
a medio termine, che sono più sul versante delle condizioni ottimali e attuali per
il mercato, mentre, per esempio, maggiore ricerca e sviluppo e maggiori investimenti
sull’educazione sembra possono ottenere questi medesimi risultati in un tempo più
lungo. La domanda, poi, a questo punto è: l’Italia si può permettere un breve, un
medio o un lungo termine?
D. - La politica enunciata dal premier Letta, nel
suo primo discorso, può incontrare l’ostacolo della Germania, che sembra invece sempre
molto legata alla logica dei sacrifici per i Paesi in crisi?
R. - La Germania
ha le elezioni di settembre, che sono ovviamente per la Merkel assolutamente prioritarie
e determinanti in questa fase, anche perché in Germania comincia a sentirsi vento
di antieuropeismo, nonostante finora dall’Europa e dall’euro Berlino abbia avuto un
guadagno nel miglioramento delle proprie condizioni economiche di vita sociale e finanziaria.
Quello che penso che potrà essere lo scenario prevalente è un’idea di continuare a
far scorrere parallelamente le due politiche quella del rigore, soprattutto nei Paesi
mediterranei dell’Europa, ma, contemporaneamente, la possibilità di addivenire ad
una maggiore crescita.