Cittadinanza onoraria di Assisi a Peres: lo spirito di Assisi per la pace in Terra
Santa
Rendere la Terra Santa un luogo dove le persone possano camminare mano nella mano.
E’ l’auspicio espresso mercoledì dal presidente israeliano Shimon Peres nel corso
della cerimonia di consegna della cittadinanza onoraria di Assisi. Il Capo dello Stato
israeliano ha lanciato anche un appello per la fine delle violenze e, riferendosi
a Papa Francesco, l’ha definito “un amico prezioso del popolo ebraico”. Alla cerimonia,
che si è svolta nel Salone papale del Sacro convento, hanno partecipato il custode
della comunità francescana, padre Mauro Gambetti, e mons. Domenico Sorrentino,
vescovo di Assisi. Benedetta Capelli lo ha intervistato:
R. – E’ stato
un incontro di speranza. Ho visto un uomo consapevole del peso che grava sulle sue
spalle, in una situazione in cui la Terra Santa è ancora incapace di un equilibrio
di pace tra le diverse realtà che la compongono. Ho dato quello che si può dare da
Assisi: il sogno di Francesco – che è poi il sogno del Vangelo – cioè una società
in cui il dominio non sarà più delle armi, ma dell’incontro tra i popoli. E' quello
che soltanto la pace che viene da Dio ci può dare quando abita il cuore. Mi sembra
che queste parole lo abbiano toccato, insieme con l’assicurazione che gli ho dato,
a nome di tutta la comunità, della nostra preghiera perché non si fa un cammino come
questo senza la grazia di Dio.
D. – Da parte sua, il presidente Peres ha sottolineato
anche il valore importante che hanno le religioni nel processo di pace…
R.
– Certamente. Quello che è avvenuto ieri sta dentro l’icona di Assisi, quella che
ormai siamo soliti chiamare, da Giovanni Paolo II in poi, lo “spirito di Assisi”:
ogni religione autentica esprime la logica di Dio che è logica di amore. Mi sembra
che sia stato molto bello, come mi sembra sia stato anche significativo da parte sua
riconoscere il ruolo che ha avuto storicamente Assisi nell’accoglienza degli ebrei
perseguitati. Allora fu il vescovo Nicolini, in particolare, a darsi da fare per questo,
mettendo a rischio anche la propria vita. È stato un momento bello in cui Israele
ha riconosciuto questi aspetti significativi della testimonianza cristiana e Assisi
ha dato ad Israele la testimonianza attuale: una città ricca di simbolismo, di valori
che tutti richiamano alla pace e che, allo stesso tempo, invocano la costruzione della
pace.
D. – San Francesco nel 1219 intraprese il viaggio in Terra Santa per
incoraggiare il dialogo e per bandire la violenza. Oggi, a distanza di tanti anni,
questo forse è un viaggio che ancora continua, non si ferma…
R. – Continua
e deve essere ancora più determinato e influente. Noi abbiamo l’impressione che il
fatto storico di un Papa che ha preso il nome di Francesco sia un programma per noi,
sia un impulso molto importante ad andare ancora una volta sulle orme di Francesco,
verso tutte le periferie del mondo in cui manca ancora il rapporto tra le persone
ed i popoli. E’ un rapporto che non è stato definito in termini di pace, una pace
voluta e all’insegna dell’annuncio della verità, perché noi cristiani la costruiamo
ricordando sempre che la sorgente della pace è il Signore, il Santo Vangelo e anche
Francesco. E’ un annuncio mite, un annuncio accogliente, un annuncio che apre veramente
le braccia a tutte le persone, a tutti i popoli.