A due anni dalla morte di Bin Laden, il terrorismo è parcellizzato ma pericoloso
I media hanno ricordato ieri l’uccisione di Osama Bin Laden, avvenuta il 2 maggio
di due anni fa. In particolare la stampa americana e britannica riferisce di attentati
organizzati per l’anniversario da Al Qaeda, ma sventati. Si annuncia inoltre che il
Pentagono diffonderà una parte di documenti sequestrati in Pakistan. Dello scenario
attuale in relazione al terrorismo internazionale, Fausta Speranza ha parlato
con Maurizio Calvi, presidente del Centro Alti Studi sulla Lotta al Terrorismo:
R. – L’incertezza,
sul piano globale, è aumentata, parlando di sicurezza ovviamente. Il mondo continua
ad essere insicuro, dal punto di vista sia politico-istituzionale, ma soprattutto
dell’ordine e della sicurezza pubblica, in conseguenza, ovviamente, di cellule impazzite
che percorrono il pianeta, dal punto di vista generale. E’ una realtà che rimane ancora
ingovernabile in tutta l’area subsahariana ma all’interno della quale ovviamente si
addestrano, convergono, hanno sistemi di sicurezza derivati dalla "progenie di Bin
Laden". Quindi, questi gruppi impazziti o cellule impazzite o cani sciolti che corrono
lungo il pianeta, come a Boston, sono la conseguenza di un clima ancora non superato,
dal punto di vista della sicurezza internazionale.
D. – Invece, in particolare
di Al Qaeda che cosa dire, a due anni dalla morte di Bin Laden?
R. – Dal punto
di vista dell’immaginifico, dal punto di vista ideologico rimane intatta; dal punto
di vista organizzativo, ovviamente, la struttura non si può definire come in passato.
Cellule che in qualche modo corrispondono ad un sistema ideologico, che corrispondono
ad un sistema più ristretto, più impenetrabile dal quale derivano poi queste incertezze,
deriva la mancata sicurezza anche per Boston … sono le conseguenze di una grande attenzione
sul piano generale, perché i grandi eventi – ovviamente – hanno bisogno di un sistema
di controllo assoluto, soprattutto nella realtà americana.
D. – Parliamo di
scenari internazionali, di congiunture internazionali e torniamo a quell’11 settembre
2001: ora, nel 2013, quali cambiamenti significativi o quali paralleli fare?
R.
– Non ci sono scenari comparabili. Il 2001 è l’effetto della caduta, dello scontro
tra Est ed Ovest e quindi del vuoto assoluto di quel momento in cui si è inserito
il terrorismo internazionale. Questo vuoto è stato riempito da Al Qaeda, che lavorava
già da molti anni in questi scenari. Insomma, dopo il superamento dello scontro Est-Ovest,
il terrorismo internazionale ha riempito quel vuoto lasciato da questo scontro. Oggi,
dopo 12 anni, non è possibile definire all’interno dello stesso scenario i rischi
sulla sicurezza internazionale. Oggi il mondo è ovviamente profondamente cambiato,
Bin Laden è morto … E’ rimasto, dal punto di vista ideologico, questo scontro che
c’è ancora nel sistema globale, ma soprattutto dal punto di vista ideologico. Ma come
struttura, da un grande sistema sono derivati piccoli sistemi e all’interno di questi
piccoli sistemi ci sono ovviamente quelli che io ho sempre definito i "cani sciolti"
dell’insicurezza internazionale.
D. – Dunque, il pericolo si è parcellizzato,
in qualche modo?
R. – Esattamente.
D. – Questo, però, rappresenta dei
rischi addirittura forse maggiori?
R. – Certo: Boston è l’emblema di questa
insicurezza. Ovviamente, devono subentrare le politiche di sicurezza in un sistema
più o meno grande. Diventa più complicato e più difficile: questo, sì.