Udienza generale. Il Papa: i politici facciano ogni sforzo per rilanciare l'occupazione
Grande folla anche oggi all’udienza generale di questo primo maggio: davanti ad almeno
70mila fedeli, il Papa ha ricordato che oggi celebriamo san Giuseppe lavoratore e
iniziamo il mese tradizionalmente dedicato alla Madonna. Ha dunque dedicato la catechesi
a "queste due figure così importanti nella vita di Gesù, della Chiesa e nella nostra
vita, con due brevi pensieri: il primo sul lavoro, il secondo sulla contemplazione
di Gesù”.
“Nel Vangelo di san Matteo – ha detto - in uno dei momenti in cui
Gesù ritorna al suo paese, a Nazaret, e parla nella sinagoga, viene sottolineato lo
stupore dei suoi paesani per la sua sapienza, e la domanda che si pongono: «Non è
costui il figlio del falegname?» (13,55). Gesù entra nella nostra storia, viene in
mezzo a noi, nascendo da Maria per opera di Dio, ma con la presenza di san Giuseppe,
il padre legale che lo custodisce e gli insegna anche il suo lavoro. Gesù nasce e
vive in una famiglia, nella santa Famiglia, imparando da san Giuseppe il mestiere
del falegname, nella bottega di Nazaret, condividendo con lui l’impegno, la fatica,
la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno”.
Il Papa ha sottolineato
che “questo ci richiama alla dignità e all’importanza del lavoro. Il libro della Genesi
narra che Dio creò l’uomo e la donna affidando loro il compito di riempire la terra
e soggiogarla, che non significa sfruttarla, ma coltivarla e custodirla, averne cura
con la propria opera (cfr Gen 1,28; 2,15). Il lavoro fa parte del piano di amore di
Dio; noi siamo chiamati a coltivare e custodire tutti i beni della creazione e in
questo modo partecipiamo all’opera della creazione! Il lavoro è un elemento fondamentale
per la dignità di una persona. Il lavoro, per usare un’immagine, ci “unge” di dignità,
ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre
(cfr Gv 5,17); dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire
alla crescita della propria Nazione. E qui penso alle difficoltà che, in vari Paesi,
incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa; penso a quanti, e non solo giovani,
sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società,
che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale”.
Papa Francesco ha rivolto a tutti “l’invito alla solidarietà, e ai Responsabili
della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione;
questo significa preoccuparsi per la dignità della persona; ma soprattutto vorrei
dire di non perdere la speranza; anche san Giuseppe ha avuto momenti difficili, ma
non ha mai perso la fiducia e ha saputo superarli, nella certezza che Dio non ci abbandona.
E poi vorrei rivolgermi in particolare a voi ragazzi e ragazze, a voi giovani: impegnatevi
nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia,
nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere
questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e
non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce
all’orizzonte”.
Poi ha aggiunto una parola su un’altra particolare situazione
di lavoro che lo preoccupa: “mi riferisco a quello che potremmo definire come il “lavoro
schiavo”, il lavoro che schiavizza. Quante persone, in tutto il mondo, sono vittime
di questo tipo di schiavitù, in cui è la persona che serve il lavoro, mentre deve
essere il lavoro ad offrire un servizio alle persone perché abbiano dignità. Chiedo
ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà
una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il
lavoro schiavo”.
Ha quindi accennato al secondo pensiero: “nel silenzio dell’agire
quotidiano, san Giuseppe, insieme a Maria, hanno un solo centro comune di attenzione:
Gesù. Essi accompagnano e custodiscono, con impegno e tenerezza, la crescita del Figlio
di Dio fatto uomo per noi, riflettendo su tutto ciò che accadeva. Nei Vangeli, san
Luca sottolinea due volte l’atteggiamento di Maria, che è anche quello di san Giuseppe:
«Custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (2,19.51). Per ascoltare
il Signore, bisogna imparare a contemplarlo, a percepire la sua presenza costante
nella nostra vita; bisogna fermarsi a dialogare con Lui, dargli spazio con la preghiera.
Ognuno di noi, anche voi ragazzi, ragazze e giovani, così numerosi questa mattina,
dovrebbe chiedersi: quale spazio do al Signore? Mi fermo a dialogare con Lui? Fin
da quando eravamo piccoli, i nostri genitori ci hanno abituati ad iniziare e a terminare
la giornata con una preghiera, per educarci a sentire che l’amicizia e l’amore di
Dio ci accompagnano. Ricordiamoci di più del Signore nelle nostre giornate!”.
“E
in questo mese di maggio – proseguito - vorrei richiamare all’importanza e alla bellezza
della preghiera del santo Rosario. Recitando l’Ave Maria, noi siamo condotti a contemplare
i misteri di Gesù, a riflettere cioè sui momenti centrali della sua vita, perché,
come per Maria e per san Giuseppe, Egli sia il centro dei nostri pensieri, delle nostre
attenzioni e delle nostre azioni. Sarebbe bello se, soprattutto in questo mese di
maggio, si recitasse assieme in famiglia, con gli amici, in Parrocchia, il santo Rosario
o qualche preghiera a Gesù e alla Vergine Maria! La preghiera fatta assieme è un momento
prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! Impariamo a pregare
di più in famiglia e come famiglia!”
E ha concluso: “Cari fratelli e sorelle,
chiediamo a san Giuseppe e alla Vergine Maria che ci insegnino ad essere fedeli ai
nostri impegni quotidiani, a vivere la nostra fede nelle azioni di ogni giorno e a
dare più spazio al Signore nella nostra vita, a fermarci per contemplare il suo volto.
Grazie!”.