L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) lancia l'allarme dopo la comparsa di
nuovi ceppi di malaria resistenti alle comuni medicine usate per combattere il parassita
trasmesso dalle zanzare. Scoperti in Cambogia, potrebbero presto diventare una "minaccia
globale" per la salute pubblica nel caso in cui si dovessero estendere ad altre aree
del sud-est asiatico e, soprattutto, al continente africano. Già lo scorso anno gli
scienziati avevano manifestato preoccupazione per la comparsa sporadica di ceppi resistenti
ai farmaci nel regno e lungo i confini fra Thailandia e Myanmar. Oggi l'attenzione
si concentra su alcuni parassiti portatori di malaria, capaci di resistere ai trattamenti
a base di artemisinina, il più efficace farmaco ad oggi disponibile. Gli artefici
della scoperta spiegano che " tutti i farmaci disponibili" dell'ultimo decennio "sono
via via diventati sempre più inutili, a causa dell'abilità dei parassiti a mutare
sviluppando una sempre maggiore resistenza". In Cambogia sono comparsi tre diversi
gruppi, che hanno mostrato una particolare resistenza ai farmaci. Al momento non si
sa ancora come sia avvenuta l'evoluzione che è in grado di vanificare l'effetto dell'artemisinina.
Intanto per far fronte alla possibile emergenza, l'Oms ha elaborato una strategia
di difesa che, nell'arco di un quadriennio, verrà a costare circa 400 milioni di dollari.
L'obiettivo è quello di eliminare dal mercato farmaci vecchi o inefficaci, dalle nazioni
in cui sono presenti i focolai di malaria. Gli sforzi si concentreranno in particolare
fra Cambogia, Myanmar, Thailandia, Laos, Vietnam e la parte meridionale della Cina.
Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi al 2010, in un anno si sono registrati
219 milioni di casi di malaria, con un totale di 660mila morti. L'Africa è il continente
più colpito, con il 90% delle vittime accertate. (R.P.)