Domani 1° maggio. Tante le manifestazioni nel mondo per richiamare il diritto al lavoro
Domani Primo maggio, festa del lavoro. Tante le manifestazioni nel mondo per richiamare
il diritto al lavoro, e cosi anche la tutela della dignità e della sicurezza dei lavoratori
cosi come auspicato da Papa Francesco domenica scorsa al Regina Coeli. Il Pontefice
aveva ricordato il crollo di una fabbrica in Bangladesh, in cui hanno perso la vita
381 operai; mancherebbero, però, all’appello altre 700 persone, mentre le ricerche
sono state interrotte ieri. Roberta Gisotti ha intervistato Luca Visentini,
segretario confederale del Ces, la Confederazione dei sindacati europei, a Bruxelles:00:01:02:26
D.
- Dottor Visentine, dobbiamo forse registrare passi indietro nel cammino dei lavoratori?
R.
- Decisamente. Quello che è successo pochi giorni fa in Bangladesh lo testimonia.
La cosa che mi ha colpito di più sono state le dichiarazioni delle grandi multinazionali
europee e statunitensi, che hanno dichiarato che non è un problema loro garantire
che i loro subappaltanti garantiscano, a loro volta, le condizioni di lavoro sicure
e - diciamo - tutelate dei lavoratori di quel Paese. Non si capisce bene chi dovrebbe
farsi carico della sicurezza degli edifici, della sicurezza delle condizioni di lavoro
e così via? Di fronte al fatto che lo Stato del Bangladesh, e anche alcune imprese
subappaltanti avevano chiesto un piano straordinario degli investimenti, che passava
anche attraverso un incremento dei prezzi che le multinazionali devono pagare per
farsi confezionare i prodotti che poi rivendono - certo volte - a cento volte il loro
valore sui mercati occidentali: di fronte a questa richiesta, queste imprese multinazionali
hanno risposto che sostanzialmente non gliene importa niente! Ecco, credo che questo
vada esattamente nel senso inverso rispetto all’appello che Papa Francesco ha fatto
e che noi condividiamo pienamente.