2013-04-29 15:14:00

La riscoperta della musica tra fauna e umanità


Dall’8 maggio (tutti i mercoledì del mese alle 16.30 sul primo canale e alle 21 sul quinto) Francesco Maschio presenta “Musica e animali” un programma in quattro puntate che vuole mettere in luce punti di contatto e diversità di atteggiamenti compositivi da parte dei musicisti, nel corso dei secoli, partendo dalla prospettiva comune dell’utilizzo di materiali sonori provenienti dal mondo animale. Si ascolterà come l’approccio simbolista tipico della cultura musicale francese sia frutto di un lungo percorso le cui tappe più significative sono alcune composizioni tardo medievali, le chansons di Jannequin, le allusioni di F. Couperin e quelle di J. Ph Rameau. L’approccio satirico, evidentissimo nel celeberrimo “Contrappunto bestiale alla mente” (A. Banchieri), ha interessato molti compositori fin dall’epoca delle crociate, così come il miagolar di gatti, l’abbaiare dei cani, il canto dell’allodola, il fischiare dei merli e il frinire delle cicale hanno costituito la materia prima per esercizi compositivi tanto arguti quanto raffinati: terreni di confronto in epoche diverse tra generazioni di musicisti spesso distanti, anche sotto il profilo della visione estetica e degli obiettivi di comunicazione artistica. Un’intera puntata sarà dedicata al concetto di riuso, partendo dal Cucù di Respighi e dall’ originale di Pasquini, passando per i Cucù inscritti in strutture predefinite (Pièces caractéristiques) come quello di Daquin o quello argutamente allusivo di F. Couperin (Les Coucous Bénévoles). L’utilizzo di tecniche imitative dei suoni provenenti dal mondo animale è stato anche un pretesto estremamente affascinante per sperimentazioni strumentali fortemente innovative, come nel caso di alcune composizioni di I. H. Biber. Infine saranno proposti i risultati dello studio sistematico, con approccio scientifico da vero ornitologo, in alcuni compositori del secolo scorso, primo tra tutti Olivier Messiaen, o l’uso paradossale dello stesso ambito tematico da parte di Francesco Pennisi nella sua opera Sylvia Symplex.








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