Italia: il governo Letta ha ottenuto la fiducia. Il carabiniere Giangrande ancora
grave
Si è svolto ieri pomeriggio il discorso di Enrico Letta alla Camera, per illustrare
il programma di governo. Legge elettorale, riforme fiscali, stop all’Imu entro giugno,
poi il lavoro e la visione internazionale: “le sorti dell’Italia, dice il premier
sono correlate a quelle europee”. In serata il voto di fiducia al nuovo esecutivo
che ha ottenuto 453 "si". Oggi primo incontro istituzionale con la Cancelliera tedesca
Angela Merkel. il servizio di Cecilia Seppia:
Un discorso
a tutto campo, risoluto e impegnativo, tracciato nel solco di un forte europeismo
e interotto 30 volte dagli applausi dei deputati. Così Enrico Letta ha presentato
il suo programma alla Camera assicurando la responsabilità delle forze, eterogenee
ma coese, che compongono il nuovo esecutivo. Lavoro, riduzione delle tasse e riforma
della politica sono le tre strade maestre da seguire. Subito infatti l’annuncio dello
stop all'Imu a partire da giugno, con l’intento però di rimodulare più in là le imposte
sulla prima casa, poi la riforma del Welfare, con i nuovi fondi per la Cassa integrazione,
il reddito minimo per le famiglie povere e gli ammortizzatori per i precari. Ancora
l’intenzione di trasformare il Senato in Camera delle Regioni anche in funzione di
una nuova legge elettorale che garantisca maggioranze solide e l’abolizione delle
province. Non poteva mancare un accenno ai costi della politica con l’invito a recuperare
decenza e sobrietà: quindi via il doppio stipendio ai ministri già parlamentari e
via pure finanziamento pubblico ai partiti. Nella replica a Montecitorio, il presidente
del Consiglio dichiara finita la seconda Repubblica, poi esplicita l’intento di voler
riconciliare governo e Parlamento e fare in modo che questo recuperi la sua centralità.
Infine un monito al Movimento 5 stelle: scongelatevi perché le riforme vanno fatte
insieme. Parola chiave dunque è “rifoma”, ma anche “urgenza” per evitare che il malcontento
e la rabbia sfocino in episodi di violenza, come quello di ieri.
La peculiarità
di questo governo è la presenza di forze politiche molto eterogenee, ma ha ribadito
il premier motivate e ispirate dai principi più alti di coesione nazionale. Al microfono
di Cecilia Seppia, il commento del politilogo Agostino Giovagnoli:
R. - La
questione nazionale, in questo momento, è particolarmente urgente. Sotto questo profilo
c'è continuità rispetto al Governo Monti, che si è autodefinito "governo di responsabilità
nazionale". Certamente il Governo Monti ha sofferto per una distanza che i partiti
hanno voluto prendere sin dall'inizio e certamente sbagliando.
D. - Si può
parlare di "governo di servizio"?
R. - Questa è una bella definizione. Lui
stesso ha voluto, in un certo senso, anche evidenziarla, dandosi un limite di tempo
di 18 mesi. Non vorrei, però, che questa esperienza non esperisse fino in fondo quella
che è la sua missione: quella cioè di chiudere la seconda repubblica.
D. -
Un altro punto su cui riflettere è la legge elettorale: quella che c'è non va bene
- ha detto Letta - che ha ipotizzato il ritorno al sistema precedente, con la reintroduzione
anche delle preferenze...
R. - E' una soluzione prudente, nel senso che Letta
ha voluto in questo modo sottolineare che è talmente necessario il cambiamento della
legge elettorale da far sì che anche una soluzione non risolutiva, ma comunque migliore
dell'attuale, come appunto il ritorno al sistema precedente, è preferibile. E' importante
che il presidente del Consiglio abbia preso un impegno in questo senso, perché effettivamente
il mattarello è una grande vergogna e i risultati devastanti si sono visti con gli
ultimi risultati delle elezioni politiche.
Al centro dell’attenzione della
politica c’è naturalmente ancora il drammatico episodio degli spari davanti a Palazzo
Chigi. Resta ricoverato in prognosi riservata uno dei carabinieri feriti ieri, Giuseppe
Giangrande: è vigile, ha tentato di parlare con la figlia, ma sono confermate le lesioni
alla colonna vertebrale. Il servizio di Davide Maggiore:
Piazza Montecitorio
"blindata" per il voto di fiducia: la zona di sicurezza è stata estesa e la presenza
delle forze dell’ordine rafforzata. Intanto, la Procura di Roma deposita oggi la richiesta
di convalida del fermo per Luigi Preiti, responsabile degli spari davanti a Palazzo
Chigi: tentato omicidio e porto illegale d’arma da fuoco i reati contestati. Nessuna
richiesta, invece, di una perizia psichiatrica. L’episodio di ieri resta anche al
centro dell’attenzione delle istituzioni. “L’odio e la facilità di giudizio” sono
“contagiosi”, ha detto il presidente del Senato, Pietro Grasso, invitando la politica
a “evitare di contribuire ad aumentare lo stato di tensione” e a “mantenere il controllo
sul linguaggio”. Un appello raccolto dalle forze politiche. Anche da vari deputati
del Movimento Cinque Stelle è arrivato un invito ad “abbassare i toni”, dopo che altri
esponenti di questa formazione avevano utilizzato espressioni aggressive verso governo
e partiti. Stabili intanto le condizioni di Giuseppe Giangrande, il più grave dei
feriti di ieri. Il paziente, spiega un bollettino del Policlinico Umberto I di Roma,
è “sedato e intubato”.
Sui fatti di Roma, Luca Collodi ha chiesto un
commento a mons.Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, oggi
in visita ai due feriti mentre domani celebrerà il funerale di Tiziano della Ratta,
carabiniere morto negli scorsi giorni in un conflitto a fuoco a Maddaloni:
R. – Dobbiamo
tutti avere una dimensione di profonda serenità, perché le cose dei nostri giorni
sono in una rapida trasformazione. Per cui nessuno può indulgere, direi, a un’etica
puramente individualistica: abbiamo tutti la nostra responsabilità nel creare una
mentalità di giustizia, di amore, che promuova e aiuti le istituzioni, pubbliche e
private. Avverto profondamente il desiderio di una grande mobilitazione interiore,
perché ci sia riconoscenza, sostegno delle realtà istituzionali. Le prescrizioni sociali
non sono contro la persona e la sua dignità e nessuno credo oggi possa trascurare
le norme essenziali della vita sociale. C’è una debolezza al riguardo. Gli strumenti
oggi a disposizione del genere umano, perché ci sia concordia, non mancano. Ma questo
individualismo, questa soggettività che a volte è più egoismo ed esclusione dell’altro,
non fa del bene a una convivenza umana serena e a una crescita della famiglia umana.
D. – Questo clima, eccellenza, ha ricadute anche su chi è in prima linea nel
servizio al bene comune, nel mantenere la convivenza, e mi riferisco ai Carabinieri
che spesso sono vittime di questi episodi d’insoddisfazione: mi riferisco al carabiniere
ferito a Palazzo Chigi, ma non possiamo dimenticare nemmeno il carabiniere morto in
un conflitto a fuoco, qualche giorno fa, in provincia di Caserta….
R. – Direi
che questa dimensione individualistica di servire la realtà civile oggi trova nei
Carabinieri una formula esemplare di superamento. L’etica dell’Arma dei Carabinieri
è un’etica della partecipazione, della corresponsabilità: è un’etica del bene comune.
Quando io guardo il carabiniere oggi, io vedo colui che rende un servizio agli altri:
è accanto agli altri, quasi, come debitore. Non solo uno che dona se stesso, ma c’è
un di più, un supplemento di animo che rende il carabiniere un debitore, perché l’altro
possa vivere nella serenità. Mi piace definire i nostri Carabinieri come immersi in
una consanguineità universale. Il posto del carabiniere è dove l’umanità è lacerata
sia a causa della illegalità, sia a causa anche di questo disagio per le difficoltà
della vita odierna. Mi colpisce che sia a Maddaloni, sia a Palazzo Chigi, l’uno o
l’altro dei carabinieri sono stati pronti ad offrirsi: a Palazzo Chigi, a offrirsi
per la sicurezza delle istituzioni, a Maddaloni per salvare la vita ad una famiglia
di gioiellieri. Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a sbarazzarsi dell’uomo:
il carabiniere aiuta e quindi esalta la dignità della persona. E allora ecco che i
Carabinieri con la loro vita neutralizzano quelle forze che impediscono una convivenza
serena e anche uno sviluppo normale della comunità umana del nostro territorio e del
nostro Paese.
Sulle responsabilità della politica nell’attuale contesto di
crisi, Luca Collodi ha intervistato Franco Miano, presidente dell’Azione
Cattolica italiana:
R. – Prima di
tutto, penso che la politica debba, oggi, prendere atto dell’assoluta necessità di
invertire una tendenza: cercare al massimo di superare quel senso di sfiducia che
attraversa oggi la vita dei cittadini. E’ un senso di sfiducia motivato da situazioni
economiche difficili, da situazioni lavorative che in certi casi diventano sempre
più precarie. Bisogna assolutamente porre attenzione il più possibile a questa realtà,
pericolosa e problematica, come i fatti stanno dimostrando.
D. – La politica
ha capito, il momento difficile della società italiana?
R. – La politica non
lo ha capito del tutto. Abbiamo visto, infatti, situazioni che hanno continuato ad
essere problematiche. Lo stesso esito dell’elezione del presidente della Repubblica,
i tempi lunghi che sono stati necessari, la situazione complicata anche dal punto
di vista della formazione del governo, testimoniano una politica ancora in difficoltà,
che non riesce a mettersi in sintonia con il disagio reale che attraversa il Paese.
D.
– E’ anche vero che la politica, tutta la politica, usa un linguaggio che da questo
punto di vista non aiuta a calmare gli animi…
R. - Quello che lei dice è assolutamente
vero. Anzi in molti casi al legittimo confronto sulle idee e sulle posizioni prevale
un linguaggio fatto di scomuniche reciproche, un linguaggio che ha anche tratti forti,
se non in qualche caso tratti violenti, comunque tratti che non aiutano un clima che
invece si deve rasserenare per favorire il contributo di tutti alla soluzione dei
problemi reali.
D. – A livello politico qualche disagio all’interno dei partiti
è stato espresso anche per il governo Letta. Possiamo riconoscere che anche nel ricorso
al compromesso ci sia l’arte della politica?
R. – L’elemento auspicabile nella
vita politica è che si abbiano chiare maggioranze e chiare forme di opposizione. Tuttavia,
proprio come lei diceva, la politica è anche legata alle situazioni concrete della
vita. Se chiare maggioranze non vi sono, è necessario, allora, che per il bene del
Paese in un qualche modo la politica sappia creare comunque le condizioni del governo
del Paese.