Crollo in Bangladesh, interrotte ricerche di sopravvissuti. Guerrera: responsabilità
delle multinazionali
In Bangladesh, sono state interrotte le ricerche di eventuali sopravvissuti tra le
macerie del Rana Plaza, il palazzo di otto piani crollato alla periferia di Dacca
mercoledì scorso. Fino ad oggi, il bilancio è di oltre 380 morti, ma è destinato a
salire ora che i soccorritori inizieranno ad utilizzare le gru. L’edificio ospitava
anche diverse fabbriche di tessuti, operative a vantaggio di multinazionali che impiegano
nel Paese manodopera a basso costo, spesso scaricando il problema della sicurezza
degli operai sulle autorità locali. Finora, cinque persone sono state arrestate. Ascoltiamo
in proposito il presidente di Unicef-Italia, Giacomo Guerrera, al microfono
di Emanuela Campanile:
R. – Qui, si
tratta di realizzare uno sfruttamento continuo e sistematico di queste popolazioni,
cercando di utilizzare il lavoro di queste persone, sottopagato o sicuramente pagato
in maniera non corrispondente a quello che è il risultato finale, ricevendone il massimo
guadagno. Chi fa un’operazione di questo genere non deve aspettarsi da altri un intervento.
Devono essere loro per primi a garantire ambienti di lavoro idonei per la produzione
di quei prodotti, che poi loro utilizzano e per i quali ricavano grandi margini di
guadagno. Francamente, noi abbiamo già preso iniziative nei confronti di aziende che
utilizzavano questi lavoratori. Abbiamo messo all’indice queste aziende e continuiamo
a farlo, perché tutto ciò è scandaloso. Si deve sapere che questa situazione è sorretta
dai grandi guadagni, che alcune aziende realizzano tramite la vendita nei nostri Paesi
di questi prodotti.
D. – Cosa si può fare fare a questo punto?
R. –
Come Unicef, sicuramente, sento di dover ringraziare per la partecipazione e per l’aiuto
degli italiani. Noi abbiamo raccolto circa 2 milioni e 300 mila euro, che abbiamo
destinato alla realizzazione di siti di accoglienza per i bambini, spazi a misura
di bambino, per riuscire a far frequentare la scuola a molti di loro che sono coinvolti
soprattutto in queste lavorazioni, cercando però di migliorare l’ambiente di vita.
L’abbiamo fatto e lo continuiamo a fare. Certamente noi, come Unicef, rappresentiamo
una delle tante organizzazioni – non posso dimenticare la Caritas, ma anche altre
organizzazioni – che operano in questo Paese con grandi risultati. L’unica cosa che
posso dire è che noi abbiamo bisogno di sempre maggiori aiuti e per farlo basta andare
sul nostro sito (www.unicef.it), per verificare anche cosa abbiamo realizzato, ma
soprattutto come l’Unicef opera. Noi operiamo coinvolgendo le comunità locali. La
comunità locale è la protagonista dei nostri interventi. Tramite loro, infatti, riusciamo
a intercettare le realtà in cui c’è maggiore sfruttamento, maggiore bisogno e maggiore
povertà.