Coree: per la Chiesa “la cooperazione Nord-Sud non è del tutto interrotta"
La Corea del Sud ha iniziato a far rientrare in patria lavoratori e operai impegnati
nel complesso industriale di Kaesong, una zona di produzione economica al confine
fra le Coree, frutto della cooperazione fra i governi di Nord e Sud Corea. Secondo
gli osservatori è un segnale negativo, che potrebbe portare alla chiusura definitiva
del complesso di Kaesong, ultimo punto di contatto tra le due Coree. La produzione
nella zona industriale congiunta, fondata nel 2004 e situata 10 chilometri all'interno
del territorio nordocoreano, è sospesa dall'inizio di aprile e la Nord Corea ha già
ritirato i suoi lavoratori. Fr. Matthias Hur Young-yup, direttore per le Comunicazioni
sociali nell’arcidiocesi di Seul, commenta all’agenzia Fides: “Noi speriamo che Kaesong
resti sempre una finestra di dialogo aperta, anche se potrebbe esserci una temporanea
chiusura. Va detto che la cooperazione con il Nord va avanti in forme meno ufficiali
e quasi nascoste all’opinione pubblica. Basti pensare che, in questo clima di tensione,
il governo di Pyongyang ha autorizzato un viaggio umanitario di padre Gerard Hammond,
esponente della Caritas Korea. Le vie di dialogo non sono chiuse, la speranza resta
viva. E, se guardo la cittadinanza sudcoreana, non vedo particolari allarmi o paure.
Come popolo della Sud Corea e come Chiesa ribadiamo un profondo desiderio di pace”.
La tensione nella penisola coreana è cresciuta in seguito alle minacce di una guerra
nucleare, pronunciate da Pyongyang, e ha portato a una serie di sforzi diplomatici
che cercano di risolvere la crisi. Le due Coree restano tecnicamente in guerra dopo
la guerra di Corea (1950-1953) conclusasi con un armistizio, piuttosto che con un
trattato di pace. (R.P.)