Il cardinale Bertone ordina tre nuovi vescovi: saranno nunzi apostolici in Colombia,
Papua Nuova Guinea e Benin
Sabato pomeriggio nella basilica di San Pietro in Vaticano, il segretario di stato
Tarcisio Bertone ha presieduto all’ordinazione episcopale di mons. Ettore Balestrero,
della diocesi di Genova, di mons. Michael W. Banach della diocesi di Worcester negli
Stati Uniti, e di mons. Brian Udaigwe di Orlu in Nigeria che saranno inviati come
nunzi apostolici in Colombia, Papua Nuova Guinea e Benin. Il servizio di Marina
Tomarro:
Un comandamento
nuovo, amarsi gli uni e gli altri. Il dono di un amore totale verso il prossimo a
misura di Dio, nella carità, cioè fino a dare la propria vita. E’ con questo annuncio
che il cardinale Tarcisio Bertone ha voluto aprire la sua omelia nell’ordinazione
episcopale di mons. Balestrero, mons. Banach e mons. Udaigwe.
Questo comandamento
è nuovo perché è il cuore e la sintesi della nuova alleanza, fondata sull’amore di
Gesù per l’umanità; è nuovo perché riproduce nel mondo l’amore che Cristo nutre per
i suoi in modo sempre straordinario; è nuovo, perché viene offerto come un dono -
«Vi do...» - : è dono di Dio e di Cristo. L’evangelista Giovanni si riallaccia alla
tradizione biblica che vede nella Legge di Dio, nei comandamenti, il suo dono per
eccellenza e la luce sul nostro cammino.
Ma l’amore reciproco che Gesù
chiede ai suoi ha come modello la Croce ed è un dono universale e gratuito capace
di varcare i confini della terra per far arrivare la bellezza dell’annuncio a tutti
i popoli. Ed è proprio su questo che il porporato ha voluto richiamare l’attenzione
dei tre nuovi arcivescovi, su quella carità immensa che ebbe Cristo per la salvezza
dell’umanità.
Ci è facile, a volte, donare delle cose; più difficile e molto
più importante e fecondo è dare il nostro tempo, animati da spirito missionario. Si
tratta di andare incontro a quanti sono alla ricerca della verità; di accendere la
luce nel cuore di quanti camminano nelle tenebre; di seminare la pace, la gioia e
la speranza in quanti soffrono la solitudine, le angustie, le ingiustizie. Come ci
ha ricordato il Santo Padre nell’omelia della Messa Crismale, occorre illuminare «le
situazioni limite, le “periferie” dove il popolo fedele è più esposto all’invasione
di quanti vogliono saccheggiare la sua fede»
E, il cardinale Bertone durante
l’omelia ha spesso richiamato l’attenzione sulle tre funzioni pastorali, il ministero
della parola, il culto liturgico e la guida del popolo di Dio.
Quando annunciamo
il Vangelo ci uniamo intimamente a Cristo Maestro e ci lasciamo guidare dal suo Spirito.
Così partecipiamo della carità di Dio, il cui mistero nascosto nei secoli è stato
rivelato in Cristo (cfr Col 1,26). Il ministero liturgico, principalmente la celebrazione
eucaristica, ci immette in modo particolare nel mistero pasquale di Gesù; ci porta
ad imitare ciò che amministriamo e ci fa profondamente partecipi della carità di Colui
che si dà ai fratelli come Pane eucaristico. Quali guide del popolo di Dio ci sentiamo
spinti dalla carità del Buon Pastore a custodire, vigilare e difendere il gregge,
con ogni energia e sacrificio.
I tre nuovi presbiteri porteranno la Parola
di Dio nelle lontane terre della Colombia, di Papua Nuova Guinea e del Benin per
annunziare anche a quelle popolazioni che vivono ai confini della terra che il Vangelo
di Cristo è Via Verità e Vita.
“Caro Don Ettore, caro Don Michael e caro
Don Brian, la fiamma della carità pastorale vi spinga a lavorare generosamente al
servizio della Chiesa in quei Paesi dell’America Latina, dell’Oceania e dell’Africa.
Non dimenticate mai le parole di Gesù che abbiamo ascoltato ancora una volta nell’odierna
pagina evangelica: «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri»
(Gv 13,34). In realtà, è l’amore di Cristo e per Cristo la ragione del nostro impegno
apostolico. Caritas Christi urget nos. È così per ogni sacerdote, è così per ogni
Vescovo e per ogni rappresentante del Papa. Si tratta di un amore incessante, che
ci chiama a seguire Cristo che «ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei» (Ef
5,25).”