Studenti a Firenze per le "Olimpiadi di italiano". La Crusca: serve rilancio della
lingua
Si sono aperte ieri a Firenze le finali delle "Olimpiadi di italiano" 2013, organizzate
dall’Accademia della Crusca. La due giorni vede in gara 64 studenti che hanno passato
le precedenti selezioni tra oltre 12 mila allievi di Istituti superiori italiani e
esteri. L’iniziativa, giunta alla terza edizione, rappresenta anche un’occasione di
riflessione sullo stato di salute della lingua italiana e della sua promozione e diffusione
in tutto il mondo. Al microfono di Marco Guerra, sentiamo il presidente dell’Accademia
della Crusca, Nicoletta Maraschio:
R. – Attraverso
una gara, stimoliamo le scuole per riflettere meglio e lavorare meglio sulla lingua
italiana e quindi migliorare la padronanza della lingua italiana e valorizzare le
competenze in questo campo. Perseguiamo un obiettivo alto attraverso il gioco.
D.
– Che riscontro avete avuto negli Istituti: la lingua italiana riesce ancora a stimolare
la creatività dei più giovani?
R. – Hanno partecipato quest’anno 12 mila studenti
delle secondarie superiori di tutte le regioni d’Italia e anche scuole italiane all’estero,
di varie parti del mondo, quindi rispetto all’edizione precedente c’è stata una crescita
da questo punto di vista: molti più studenti hanno partecipato. Vuol dire che sono
interessati, che le classi lavorano intorno a questi temi. Avere così tanto materiale
che ci proviene dalle scuole, da tanti ragazzi, ci permette di monitorare con precisione
quali siano le maggiori lacune degli studenti che frequentano le nostre scuole superiori.
Questo permetterà poi anche di organizzare la didattica sull’italiano tenendo conto
di questo dato.
D. – Qual è la situazione al di fuori dei confini nazionali?
R.
– Sono stati fatti vari studi anche dal Ministero degli esteri. Risulta che la richiesta
di italiano sia in crescita nel mondo e questo è un dato molto positivo, naturalmente
tenuto conto del fatto che purtroppo non esiste una politica di sostegno dell’italiano
all’estero analoga a quella che viene fatta da altri Paesi europei. La nostra lingua
ha un fascino per la sua storia culturale che la rende ancora molto appetibile in
tutto il mondo.
D. – In realtà, fra i ragazzi si assiste a un processo di impoverimento
del lessico e della sintassi…
R. – Da un'indagine Ocse e da indagini nazionali,
risulta che la competenza dell’italiano, una capacità alta di uso della lingua, non
è così come sarebbe auspicabile. Di fatto, l’italiano è diventato lingua di tutti
noi solo dagli anni Sessanta del secolo scorso e quindi naturalmente avrebbe bisogno
di cure particolari. Quindi, anche qui si pone un problema di politica linguistica,
che riguarda la scuola prima di tutto, che riguarda tante istituzioni che si occupano
della valorizzazione della lingua e che riguarda anche i mezzi di comunicazione di
massa. La lingua dovrebbe essere riconosciuta come centrale anche per la sua trasversalità
e purtroppo questo, nel nostro Paese, ancora non avviene.