Papua Nuova Guinea: mons. Douglas contro la pena di morte
Di fronte alla violenza cieca verso altri esseri umani, di fronte agli stupratori
e assassini, di fronte al dolore e alla frustrazione delle vittime, “la reazione di
molti, anche del Procuratore Generale, è chiedere la pena di morte. Ma è proprio questo
che la nazione intende dire ai giovani: che se qualcuno fa del male il miglior rimedio
è semplicemente ucciderlo?”. E’l’interrogativo che apre la riflessione di mons. Douglas
W. Young, arcivescovo di Mount Hagen, che in un comunicato inviato all’agenzia Fides
stigmatizza la campagna pro-pena capitale del Paese, mentre la Chiesa e altri settori
della società promuovono una moratoria e l’abolizione della pena capitale. “E’ già
ampiamente noto – ricorda – che la pena di morte non è un deterrente per il crimine
violento. Coloro che commettono questi reati non pensano che saranno catturati e ancor
meno che potranno essere condannati. Il deterrente importante per la criminalità non
è la severità della pena, ma la sua certezza. Parlando della pena di morte, si sta
iniettando nella società e nella cultura della Papua Nuova Guinea la stessa vena vendicativa
che è parte del nostro problema attuale”, ammonisce l’arcivescovo. Nei giorni scorsi
il Ministro per lo Sviluppo della Comunità, Loujaya Tony, ha ricordato alle donne
che “si educano i figli a credere che la violenza potrebbe essere una soluzione ai
problemi”. Mons. Douglas Young, intervenendo sulla stessa falsariga, invita le istituzioni,
i corpi sociali, le comunità religiose a “sostenere programmi che aiutino i giovani
a trovare lavoro, identità, e soddisfazione nella vita”, piuttosto che cercare scorciatoie
con la violenza. Inoltre “bisogna rafforzare la capacità della polizia di trovare,
arrestare e perseguire i criminali, dando un messaggio chiaro: chi compie crimini
sarà punito”. Come Chiesa “poniamo la nostra attenzione verso politiche che realmente
affrontino la piaga della violenza in Papua, non a quelle che servono solo a brutalizzare
ulteriormente la nazione”, conclude. (R.P.)
Bollettino del Radiogiornale
della Radio Vaticana Anno LVII no. 116