Mons. Chullikatt all'Onu: gli Stati hanno il dovere morale di tutelare gli immigrati
Lo sviluppo dei Paesi più poveri e la tutela degli immigrati sono le sfide reali e
urgenti “che abbiamo come una famiglia umana”. L’affermazione è dell’osservatore della
Santa Sede alle Nazioni Unite, l’arcivescovo Francis Chullikatt, che mercoledì a New
York è intervenuto nel corso dei lavori in Commissione Onu su popolazione e sviluppo.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Il mondo globalizzato,
dai confini resi più sfumati dalle rotte migratorie, ha reso improcrastinabile una
forte tutela per chi è costretto a lasciare la propria terra in cerca di un posto
migliore per vivere. Mons. Chullikatt sviluppa il suo discorso attorno al fulcro dei
diritti degli immigrati. I “Paesi di destinazione – afferma con chiarezza – hanno
il dovere morale di trattare ogni migrante nel rispetto dei suoi diritti umani e della
sua dignità”. Del resto, ignorare o sottostimare dalle nazioni di accoglienza ciò
che è invece un “fenomeno sociale di natura epocale”, come quello degli spostamenti
migratori, non solo nuoce a decine di milioni di persone, ma è miope rispetto ai vantaggi
che, sostiene il rappresentante vaticano, possono generare nei Paesi d’approdo, anche
a livello economico, “la presenza, il coraggio e la volontà di lavorare” che anima
gli immigrati. La maggior parte dei circa 60 milioni di migranti internazionali registrati
in aumento negli ultimi 20 anni si è spostata in Paesi via di sviluppo, “il che –
ha osservato mons. Chullikatt – suggerisce che le famiglie migranti stiano fornendo
risorse umane vitali in queste regioni in rapido invecchiamento del mondo, dove i
tassi di fertilità sono spesso ben al di sotto dei livelli di sostituzione. Pertanto,
la migrazione porta ai Paesi ospitanti molti vantaggi ed essi dovrebbero onestamente
riconoscere e accordare un adeguata protezione giuridica”.
Dunque, ha proseguito
il presule, se la difesa delle frontiere è un diritto acclarato di ogni Stato, è però
necessario che tale diritto venga messo a confronto “col diritto di tutte le persone
a migrare e a perseguire uno standard di vita idoneo alla loro dignità umana". Mons.
Chullikatt ha quindi espresso la soddisfazione della Santa Sede per la relazione del
segretario generale dell’Onu, nella quale sono stati messi in evidenza alcuni punti
basilari come la promozione del ricongiungimento familiare, l'integrazione dei migranti,
il riconoscimento dei titoli dei lavoratori migranti qualificati, nuovi approcci per
assistere gli immigrati anziani e, soprattutto, la protezione delle lavoratrici domestiche
e dei migranti in situazione irregolare, in particolare donne e bambini, ovvero i
più “vulnerabili – ha detto – allo sfruttamento sessuale e del lavoro, all'abuso e
al traffico di esseri umani”.
Una critica, infine, è arrivata da parte di mons.
Chullikat all’impatto causato dalle politiche di controllo della popolazione. Il presule
le ha definite “draconiane” e colpevoli con le loro “nozioni nocive” imposte a forza
di aver provocato un “impatto distruttivo” in molti Paesi, finendo per “banalizzare
il matrimonio e la famiglia e negando lo stesso diritto alla vita per il nascituro”
e inducendo in diversi casi all’aborto e sterilizzazione forzata. Al contrario, ha
concluso mons. Chullikatt, gli Stati “hanno il dovere di sostenere la famiglia, l'unità
fondamentale della società, in modo da fornire sostegno all'istituzione nella quale
devono essere coltivati i rapporti di domani”.