La figura del padre nelle fiction tv analizzata in un Convegno alla Santa Croce
Si è concluso nei giorni scorsi, presso la Pontificia Università della Santa Croce,
il Convegno della Facoltà di Comunicazione su “La figura del padre nella serialità
televisiva”. Per due giorni, un gruppo di esperti si è confrontato per offrire uno
studio su come la paternità viene rappresentata nelle serie televisive più popolari,
a partire da quale sia il ruolo del padre nella famiglia, la sua presenza o assenza
e il suo rapporto con i figli. Il servizio di Carla Ferraro:
Ad aprire i
lavori, il rettore dell’Università, mons. Luis Romera, che ha offerto un suo
spunto di riflessione sul rapporto del Padre con la modernità:
“La figura
del padre, che potrebbe essere interpretata come una minaccia alla libertà, è invece
la figura di chi apre lo spazio della libertà perché il padre, il padre autentico,
ci dà la vita, perché il padre trasmette un’educazione dell’umano, che ci aiuta a
crescere umanamente. E’ la figura di chi ci protegge e quindi ci fa sentire sicuri
dinanzi alle sfide della libertà ed è anche la persona che sa esigere che noi ci confrontiamo
con la nostra libertà e quindi in questo modo possiamo andare incontro alla grande
alla bella esperienza di essere liberi”.
Mons. Romera ha poi proseguito
citando la catechesi del Papa emerito Benedetto XVI del 30 gennaio scorso, in cui
spiega la paternità di Dio partendo da quella umana:
“Il Papa in questa
catechesi ha affrontato il tema, bellissimo argomento, di Dio padre, di Dio padre
onnipotente. Ci fa capire, all’inizio del suo intervento, come sia difficile a volte
oggi parlare di paternità di Dio proprio perché siamo in una società nella quale vediamo
la figura del padre con meno luce, con più difficoltà, per tanti motivi che il Papa
elenca in maniera succinta ma molto acuta. La cosa bella del discorso del Papa è che,
riconoscendo la difficoltà di oggi di parlare della figura del padre, dice tuttavia
che la Sacra Scrittura, e concretamente già il Vangelo, ci permettono di ascoltare
direttamente da Dio cosa sia essere padre e riscoprire la paternità di Dio e magari
riscoprendo la paternità di Dio riscoprire anche la paternità umana”.
Gli
aspetti peculiari che contraddistinguono le serie televisive italiane e il modo in
cui esse rappresentano la figura del padre sono stati spiegati dal prof. Armando
Fumagalli, direttore del Master universitario in Scrittura e produzione per la
fiction e il cinema:
R. – In generale, si parla molto bene delle serie
americane fra i critici e male di quelle italiane. Invece, secondo me, la cosa buona
di essere italiane è che c’è un certo pluralismo mentre nelle serie americane è molto
frequente avere figure molto negative del padre, famiglie molto disgregate, dove la
figura del padre viene vissuta quasi più per assenza. In Italia, ci sono alcuni esempi
positivi come le serie di “Don Matteo” col maresciallo Cecchini, o “Che Dio ci aiuti”,
che in teoria parla di una suora ma in realtà c’e lì una figura di un padre che deve
recuperare il ruolo paterno nei confronti di un bambino e secondo me si è riusciti
a trattare bene questo tema della paternità.
D. – Quali sono i valori che vengono
veicolati mediante le fiction televisive in Italia? R. – Grazie al cielo,
in Italia c’è una certa pluralità e c’è anche spazio – cosa che non avviene in altri
Paesi – per fiction a contenuto religioso. In questi giorni, esce nelle librerie
un mio volume che si chiama “Creatività al potere”, in cui cerco di far vedere come
moltissimo dipenda dalla sensibilità della cultura dei creativi i quali, a partire
dalla loro specifica sensibilità ed esperienza personale, raccontano poi le grandi
storie che arrivano a milioni, decine di milioni, anche centinaia di milioni, di persone
in tutto il mondo. Si possono raccontare storie che hanno conflitto, hanno dramma,
hanno quindi interesse, in cui non è che non succeda niente, ma nello stesso tempo
danno anche una visione della famiglia non malata, non ideologicamente e aprioristicamente
negativa o pessimista. Ovviamente questo non è facile, bisogna anche riflettere. E
noi, come cristiani, dobbiamo riflettere su come riuscire a raccontare le cose in
modo interessante, attraente, coinvolgente e non banale.